La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. è nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Non sono parole mie, ma di Albert Einstein (1879-1955) che sottoscrivo totalmente. Senza saperlo, ho scritto, molto più modestamente, gli stessi concetti esposti dallo scienziato tedesco, naturalizzato americano e autore della teoria della relatività. Analizziamoli.
La prima cosa che emerge è la posizione mentale di chi si affloscia di fronte alle difficoltà, non cerca dentro di sè le risorse per superarle e le soluzioni idonee a risolvere i problemi.
Intendiamoci, non è che la capacità e la vitalità siano spontanee in ogni persona, al contrario, bisogna costruirle giorno dopo giorno su quei pilastri che sono il sacrificio e il sudore. è così che si superano le crisi, la prima delle quali è quella della mancanza di conoscenza.
L’ignorante, infatti, non è nella condizione di capire bene i problemi e, di conseguenza, di trovarne le idonee soluzioni. è bene chiarire ancora una volta che se esiste un problema, matematicamente esiste la sua soluzione. La morte non costituisce problema perché non ha soluzione. Chi sa, quindi, è in condizione di cercare e di attuare soluzioni e, per farlo, oltre alla conoscenza, ha bisogno di una grande tenacia: non arrendersi mai, provare e riprovare, fino a quando non si arrivi al risultato.
Le persone umane non sono tutte uguali. Ci sono quelle vigorose, attive, creative, che hanno una grande voglia di fare, e altre che si lamentano, che si considerano dei Calimeri e che addebitano sempre a terzi le proprie sconfitte e i propri errori.
Le istituzioni hanno il compito di consentire ai propri cittadini di avere pari opportunità nel momento in cui acquisiscono i diritti politici, cioè a 18 anni. Poi, la fila si sgrana, come in tutte le competizioni in natura. Chi è più forte e abile va avanti e chi è più debole resta indietro.
Ovviamente, non ci riferiamo a quelle persone che abbiano debolezze fisiche o menomazioni di altra natura. Ci riferiamo a tutte le persone normali. Ognuna di esse dovrebbe avere la consapevolezza che vivere significa anche soffrire e gioire, perché, come scriveva Qoèlet il predicatore: c’è un tempo per ogni cosa (Qo 3, 1-15).
Chi è positivo e guarda con concreto ottimismo al futuro supera le crisi meglio degli altri. Inoltre, contribuisce al cambiamento delle circostanze negative. Perché ciò accada occorre continuamente aggiornare i percorsi e migliorarli, in modo da ottenere risultati più idonei.
In generale, le situazioni di una Comunità e delle persone cambiano se c’è innovazione, se ognuno cerca di crescere e di essere più idoneo alle sfide del futuro. Chi invece resta aggrappato al tran-tran giornaliero non progredisce, resta scontento, ma ancora una volta la colpa sarà degli altri.
Nella vita bisogna lottare, lottare e lottare per superare le difficoltà. Quando due parti negoziano vi deve essere la capacità di ognuna di esporre argomenti logici e organizzati per superare l’altra. Ricordo che gli oratori greci esponevano una tesi e subito dopo, ricominciando, la demolivano.
Guardiamo al futuro lavorando alacremente affinché sia migliore del passato e del presente, senza formulare solo desideri, ma mettendo in atto azioni concrete derivanti da decisioni ponderate.
Non è che quanto scriviamo riguardi solo l’attività economica. Anche l’azione di solidarietà abbisogna, oltre che di amore, di organizzazione ed efficienza.