Il doroteismo della maggioranza non può continuare, perché crea danni all’economia e ai cittadini. Occorre che Letta si legga le riforme fatte da Gerhard Schröder agli inizi del Duemila, che hanno portato la Germania in questi anni a funzionare bene, con tutti i parametri economici e sociali ai massimi livelli in Europa.
Tali riforme furono molto impopolari e costarono al Cancelliere la rielezione. Ma egli preferì sacrificare se stesso, subordinando il proprio interesse a quello nazionale. Un esempio da imitare. L’esatto opposto di quello che Letta-nipote sta facendo.
Matteo Renzi sta dimostrando sempre più coraggio e, per quello che vale, merita la nostra approvazione. Ha detto, senza peli sulla lingua, che Letta è stato messo in quel posto da D’Alema, che lui combatte, e Alfano è stato nominato vice primo ministro da Berlusconi, che è anche un avversario politico. Ha, poi, aggiunto che non vede elezioni nazionali nel 2014, a condizione che il Governo innesti la quarta marcia e proceda velocemente verso le riforme indispensabili per tagliare i privilegi e dare ai cittadini danneggiati quanto sia stato a loro tolto.
Renzi ha già preparato il cronoprogramma: in gennaio riforma elettorale e job act. In immediata successione le riforme civili, quella del processo penale, il riordino della Pubblica amministrazione, il recupero di risorse per abbattere il debito pubblico e con essi gli interessi, e via enumerando.
Sulla riforma elettorale sta maturando il consenso dell’avversario di Renzi, che è Berlusconi, perché ambedue hanno interesse che alla fine di ogni tornata elettorale si sappia con certezza chi abbia vinto senza pasticci. Ovviamente, una siffatta legge elettorale metterà nell’angolo tutti i cespugli (Ncd, Sel, Udc e altri minori). Essa dovrà anche isolare all’opposizione il M5S, chiunque vinca.
Da parte loro vi è una certa ingenuità, perché sconoscono i trucchi dei regolamenti camerali. Tuttavia la loro azione è dirompente e quindi serve a mettere all’angolo tanti parrucconi.
Renzi ha individuato negli astenuti di centrodestra e centrosinistra e negli elettori protestatari di Grillo un grande serbatoio dove attingere voti, se saprà fare rispettare il cronoprogramma che ha messo a punto e del quale abbiamo sintetizzato i punti di maggiore interesse.
Il job act è un progetto coraggioso sul quale, sembra incredibile, c’è il consenso di Maurizio Landini, leader della Fiom.
Di che si tratta, in parole povere? Di inserire elementi di flessibilità in entrata e uscita dal lavoro, anche con l’attenuazione o l’eliminazione di quel Totem (parole di Renzi) che è l’articolo 18.
Il job act vuole smontare la grande iniquità che c’è nel mondo del lavoro, consistente nel fatto che chi ha un contratto a tempo indeterminato è super garantito e chi ne è fuori non riesce ad entrare.
Ancor più semplicemente, il progetto vuole mettere le porte girevoli nelle attività lavorative, in modo che i più meritevoli entrino facilmente e chi demerita esca altrettanto facilmente.
Basta con i dinosauri nel mondo del lavoro, soprattutto piazzati nei vertici della burocrazia pubblica! Anche in questo versante occorrerà intervenire, perché i fannulloni, gli sfaticati e tanti altri parassiti siano cacciati dai servizi pubblici, mentre i meritevoli abbiano posti di responsabilità e siano premiati.
Il nuovo anno si apre con buoni auspici. Servono fiducia e ottimismo per ricominciare a crescere.
Avanti, senza sosta.