Intanto dobbiamo registrare che né Grillo e neanche Berlusconi hanno alcun interesse a modificare la pessima legge elettorale ideata dal leghista Calderoli, perché con essa sia l’uno che l’altro continuano a restare padroni dei propri partiti, con la facoltà di nomina dei candidati nelle proprie liste, candidati che poi diventeranno parlamentari in rigoroso ordine di lista, in base ai seggi acquisiti.
In un puntuale editoriale sul Corriere della Sera di domenica 10 novembre, Michele Ainis ha scritto dei tre principali vizi del Porcellum che per il Gatto e la Volpe costituiscono virtù. Li ripetiamo per chi non avesse letto quell’articolo.
Il primo riguarda la possibilità dei Padroni di fare come Caligola, che nominò senatore il suo cavallo. Il secondo consente di acquisire il premio di maggioranza anche con un voto più degli altri. Cosicchè nell’elezione di quest’anno, il Pd ha preso 340 seggi, cioè il 54 per cento, pur con il 29 per cento di voti. Grillo aspira nelle prossime elezioni ad avere il migliore risultato fra i tre poli, per avere la maggioranza nella Camera e, quindi, quasi un diritto costituzionale a ricevere la nomina di uno dei suoi a presidente del Consiglio.
Il terzo gravissimo difetto del Porcellum riguarda il differente modo con cui si eleggono i senatori, regione per regione. Quasi mai, nelle ultime tornate elettorali, nel Senato c’è stata la stessa maggioranza della Camera.
Torniamo al possibile esito della seconda sentenza della Corte Costituzionale, perché la prima, come già scritto, riguarda l’ammissibilità. La Corte potrebbe dichiarare incostituzionale il premio di maggioranza e così avremmo il ritorno al proporzionale puro, cioè la più totale ingovernabilità, perché, ormai lo abbiamo capito, gli italiani non sono come i tedeschi.
Vi è un’ulteriore conseguenza da questa ipotesi, sottolineata da Ainis: se il Porcellum è illegittimo significa che tutti i parlamentari eletti con tale legge sono illegittimi, con la conseguenza che il Capo dello Stato si troverebbe a dovere sciogliere il Parlamento immediatamente, perché eletto con regole truccate.
Nel disastro generale il governo sarebbe travolto e, con esso, le sue possibilità di sopravvivenza. Il blocco delle seppur pallide riforme creerebbe un’accelerazione della decrescita e l’aumento della disoccupazione, giunta all’intollerabile soglia ufficiale di oltre tre milioni, senza riuscire ad agganciare la ripresa come faranno i Paesi più efficienti dell’Italia.
Quello che descriviamo sembra uno scenario apocalittico, ma potrebbe realisticamente verificarsi.
Per evitare quanto precede, l’unica possibilità è che Letta, confortato dal presidente della Repubblica, prenda il coraggio a due mani e approvi un decreto legge di riforma del Porcellum, approfittando dell’appoggio dei ministeriali dell’ex Pdl, cioè Alfano, Quagliarello, Di Girolamo, Lupi e Lorenzin.
Al riguardo, dobbiamo ricordare la resa dei conti di domani al Consiglio nazionale di quel partito. Esso chiarirà una volta per tutte quanti sono i seguaci dei ministeriali.
Su circa 800 voti di quel consesso basteranno i due terzi, cioè la maggioranza qualificata, per stabilire la sua cessazione. In quel modo il Pdl scomparirà e verrà sostituito a tutti i livelli istituzionali (Parlamento, Regioni e Comuni) da Forza Italia, la quale non avrà più segretario e forse neanche coordinatore.
Grillo, dal suo canto, accentua ancor di più la stretta sui suoi parlamentari eletti casualmente e si prepara al test non secondario delle prossime Elezioni Europee per constatare se gli eletti lo seguiranno. E l’Italia? Poveretta!