Scuola, il concorsone rischia di diventare una beffa: tante incertezze per i vincitori - QdS

Scuola, il concorsone rischia di diventare una beffa: tante incertezze per i vincitori

Scuola, il concorsone rischia di diventare una beffa: tante incertezze per i vincitori

martedì 30 Luglio 2013

Denuncia dell’Anief: errori e stretta sulle pensioni, in molti rimarranno con un pugno di mosche in mano. In Sicilia andrà in fumo la metà dei posti per gli istituti d’infanzia, una vera spada di Damocle

PALERMO – Si dice sempre che spesso il mondo del lavoro è ingiusto perché negli enti pubblici lavora anche chi non ha mai fatto uno straccio di concorso. E’ il caso degli oltre 20 mila precari che continuano a rimanere sul groppone degli enti locali siciliani senza avere uno straccio di formazione nella maggior parte dei casi. Poi però c’è anche l’altra faccia della medaglia. Quella cioè di chi invece vince un concorso e non riesce ad avere il suo posto di lavoro giusto e sacrosanto. Tanti sono i siciliani che dovranno ingoiare il rospo. Infatti una fetta consistente degli ormai prossimi 11.542 vincitori del concorso a cattedre bandito lo scorso anno, dopo aver superato una dura selezione, rischiano di rimanere senza lavoro.
 
Per errori di calcolo e di programmazione del ministero della Pubblica istruzione, uniti alla stretta sulle pensioni introdotta dal governo Monti, molte delle assunzioni ripartite da tempo a livello regionale non potranno infatti avere luogo, soprattutto al Sud e quindi molte anche in Sicilia. La denuncia arriva dall’Anief, l’associazione nazionale insegnanti e formatori: “Poiché la normativa dei concorsi pubblici prevede che con l’espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente, tra due o al massimo tre anni tutti i candidati idonei che non saranno stati nel frattempo assunti – spiega l’associazione – rimarranno con un pugno di mosche in mano. Addirittura, secondo quanto prevede il ministero dell’Istruzione, non avranno nemmeno il diritto di inserirsi nelle graduatorie a esaurimento”.
L’Anief è giunta a questa conclusione incrociando i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite il concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilità del personale. “In Sicilia – spiega l’associazione – sono 216 i posti che dovrebbero andare ai vincitori del comparto scuola d’infanzia. Peccato che dopo i trasferimenti ne siano rimasti appena la metà: 128. Situazione analoga in Campania: per i 243 vincitori del concorso ci sono solo 164 posti disponibili. Alla primaria va ancora peggio: in Abruzzo si accingono a brindare alla vittoria 100 candidati. Peccato che il Miur ne abbia a disposizione appena 23”.
A partecipare alla preselezione del concorso, il primo dopo 13 anni, sono stati 320 mila candidati, ma solo 88 mila inizialmente avevano superato la selezione con un punteggio compreso tra 35 e 50. Successivamente si sono aggiunti altri 7mila aspiranti insegnanti esclusi per un pugno di voti, pur avendo ottenuto un punteggio “sufficiente” (in proporzione, compreso tra il 6 e il 7) grazie ad un ricorso al Tar.
 


L’approfondimento. Docenti “di troppo”, situazione sempre più frequente
 
Una situazione, quella dei docenti di troppo, che nella scuola superiore purtroppo, osserva l’Anief, diventa ancora più frequente. Cupe ad esempio le prospettive della classe 036 (Filosofia, psicologia e scienza dell’educazione), sia in Puglia che in Sicilia: i rispettivi 8 e 10 candidati da prescegliere, non potranno essere assunti se prima non verranno smaltiti gli attuali 2 docenti privi di posto in Puglia e addirittura 20 in Sicilia. Alla luce di questi dati l’Anief chiede al ministero di dare attuazione all’annunciata realizzazione di una graduatoria degli idonei al concorso almeno triennale. “Al Miur – aggiunge l’Anief – potrebbero ribattere che siccome le assunzione si attueranno su due anni, la prossima estate le disponibilità potrebbero essere maggiori. Per non illudere nessuno, pensiamo che questa speranza sia davvero difficile dal compiersi. Anzitutto perché la metà dei già esigui posti disponibili sono destinati a coloro che sono meglio classificati nelle graduatorie ad esaurimento”.

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