È necessario un Piano industriale regionale - QdS

È necessario un Piano industriale regionale

È necessario un Piano industriale regionale

mercoledì 24 Luglio 2013

Forum con Antonello Montante presidente Confindustria Sicilia

Qual è il suo rapporto col governo regionale ed in particolare con il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta?
“Conosco il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta dal 2005,quando era sindaco di Gela e io presidente di Confindustria Caltanissetta.Ci siamo trovati subito d’accordo su due temi che mi stanno particolarmente a cuore: legalità e sviluppo. Entrambi abbiamo compreso che era necessario un cambiamento di rotta, un’evoluzione culturale che coinvolgesse non solo l’ambito politico, ma anche quello sociale. Oggi che rappresento gli industriali della regione, il rapporto non è cambiato. In altre parole, non c’è un problema col governo che lui ora presiede. Non posso fare analoga valutazione del Parlamento, dal quale non mi aspettavo una chiusura a riccio, un comportamento scellerato, che non ho mancato di denunciare all’indomani della Finanziaria. Un modo veramente vecchio, obsoleto, di trattare gli articoli e gli emendamenti della legge. C’è stata una totale mancanza di interesse da parte dei deputati verso un progetto di sviluppo e di crescita dell’Isola. Non solo. Ci è sembrato che a Sala d’Ercole si continuasse a fare campagna elettorale, attraverso provvedimenti assistenzialistici e clientelari, che nulla hanno a che vedere con il reale progresso socio-economico del territorio. L’esecutivo ha avuto pure una parte di responsabilità, essendosi mostrato troppo debole nei confronti del Parlamento, ma anche questo è un aspetto che abbiamo ribadito più volte. L’unica persona che, in sede di approvazione del documento finanziario all’Ars, ha avuto il coraggio di alzarsi e di dire che quella che si stava compiendo in Aula era pura miopia politica è stata l’assessore Linda Vancheri”.
Sì ma se non ci sono soldi in bilancio, il Parlamento regionale cosa può fare?
“Ebbene, conosco la situazione finanziaria della Regione e so che eravamo veramente ad un passo dal default. Questo Governo, come ha già rimarcato il vice presidente Albanese, ha fatto degli interventi importanti e trovato le soluzioni per i problemi di bilancio. L’assessore all’Economia Luca Bianchi è stato bravo in questo, tuttavia non nascondo che fra di noi è forte la preoccupazione per ciò che accadrà nei prossimi 8-9 mesi. Se Governo e Parlamento non corrono subito ai ripari trovando delle misure urgenti, temo che non si uscirà dallo stato di crisi. La nostra associazione, ma anche tutte le altre che rappresentano il mondo produttivo e con le quali ci confrontiamo quotidianamente, ci siamo posti dei problemi fondamentali”.
Quali problemi vi siete posti?
“Nella nostra Isola manca un Piano industriale, che ci permette di capire quali sono i punti di forza del territorio. È possibile che Francia, Germania e persino il Marocco ne abbiano uno e noi no? In Sicilia, dove c’è una cronica carenza di risorse finanziarie, bisogna cominciare utilizzando ciò che già possediamo sprecando meno energie e denaro. Abbiamo 5 macrosettori merceologici fondamentali, con i quali possiamo diventare primi nel mondo: beni culturali, turismo, agroalimentare, energia, infrastrutture. Possiamo partire proprio da qui, dalla valorizzazione delle nostre bellezze artistiche e paesaggistiche, dei prodotti della nostra terra per attrarre i turisti, dall’efficienza e dal miglioramento energetico attraverso l’ innovazione degli impianti fotovoltaici. Per fare tutto questo, è necessario mettere in sicurezza il nostro territorio, gli edifici, compresi quelli scolastici, le strade, i porti e gli aeroporti, ma anche recuperare i centri urbani”.
Quali strumenti di “pressione” intendete utilizzare per promuovere questo progetto?
“Più che di strumenti di pressione, la nostra attività sarà quella di proporre indicazioni per favorire la crescita. Non è un caso che a breve presenteremo al Governo una legge regionale sullo sviluppo”.
 

 
Solare, una grande potenzialità ferma al 10%. Le infrastrutture minime per trainare l’economia
 
Ha fatto riferimento al settore energetico. Come potrebbe essere rilanciato?
“Il settore delle energie dovrebbe puntare sulle rinnovabili, ma certamente non sugli impianti fotovoltaici che abbiamo oggi in Sicilia. Noi potremmo diventare i primi al mondo per la ricerca nel campo delle energie alternative, sfruttando maggiormente i raggi solari. Altrove stanno spendendo molte risorse per individuare nuovi strumenti con lo scopo preciso di sfruttare al meglio l’energia solare. Con i nostri pannelli riusciamo ad utilizzare la luce solare solo al 10 per cento della sua potenzialità. Invece, dovremmo iniziare ad orientare i nostri fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica legata al solare, in  questo modo potremmo superare anche l’Argentina che oggi è ai primi posti al mondo in questo ambito. Non dimentichiamoci che è proprio sulla produzione di energia che si sta giocando la partita a livello globale. Noi dobbiamo essere bravi e vincere questa sfida”.
Quale altro settore potrebbe essere da traino per l’economia regionale?
“L’ho citato poc’anzi: le infrastrutture minime, che mettono in rete le tre voci forti dell’economia regionale il turismo, i beni culturali e l’agroalimentare. Piccole opere che non significa costruire ponti o nuovi edifici, ma realizzare progetti finanziati per i quali ci sono già i capitoli di spesa ma che rimangono bloccati a causa dei soliti motivi burocratici. Questo è un macrosettore fondamentale perché non solo mette in circuito gli altri campi, ma consente anche di creare in tempi rapidi nuova occupazione e quindi nuova ricchezza”.
 

 
L’internazionalizzazione via di fuga dalla crisi
 
Qual è la situazione delle imprese dell’Isola? Crede ci siano segnali di recupero per il 2013?
“Il settore manifatturiero ha sofferto molto negli ultimi quattro anni, subendo un significativo ridimensionamento. Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è ormai poco al di sopra del 9% rispetto al totale. In particolare, il settore delle costruzioni dal 2008 al 2012 ha avuto un brusco calo pari al 28%, che ha determinato di conseguenza una riduzione dei posti di lavoro: 80 mila disoccupati, di cui 50 mila diretti e 30 mila dell’indotto. Preoccupante è pure la situazione che riguarda l’organizzazione dei servizi pubblici locali, che ha visto l’ingerenza della mano pubblica con gravi danni per le imprese private e per la finanza locale. Tuttavia, all’interno di questo scenario poco confortante, abbiamo registrato un piccolo segnale positivo che si riferisce alle imprese che hanno adottato strategie di internazionalizzazione”.
Vi risulta che le imprese associate abbiano avuto difficoltà a reperire manodopera specializzata in Sicilia?
“Dalle nostre associazioni provinciali non ci sono giunti segnali di difficoltà da parte delle imprese che purtroppo, data la forte carenza di lavoro e commesse, non stanno assumendo nuovo personale”.
Cosa si sta facendo per aiutare i giovani che realizzare start up innovative?
“Per quanto possibile, Confindustria Sicilia sta cercando di fare la sua parte. A livello nazionale è stato realizzato il progetto ‘La tua idea d’impresa’, che mira a stimolare la creatività dei ragazzi della scuola media superiore, orientandoli verso l’autoimprenditorilità. I nostri giovani imprenditori sono fortemente impegnati con il progetto ImprendiSicilia che fornisce ai giovani che hanno un’idea d’impresa nella messa a punto del business plan”.

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