Mef, dichiarazioni dei redditi: nell’Isola vale complessivamente circa 11,7 miliardi di euro. Tra le Regioni a Statuto speciale registriamo la variazione percentuale più bassa
PALERMO – Ancora pessime notizie per le tasche dei siciliani: sulla base dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2018 presentate nel 2019, resi noti dal ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ciascun contribuente isolano ha versato mediamente allo Stato un’addizionale regionale pari a 340 euro al mese, per un ammontare annuo di quasi 4.100 euro. Somma che, moltiplicata per i 2.859.620 contribuenti siciliani (anch’essi rilevati dal Mef), costituisce un bottino di circa 11,7 miliardi di euro.
Si tratta però – è bene ricordarlo – di un tesoretto che non finisce interamente nelle casse regionali. Come tempo fa ci ha infatti spiegato l’Assessore regionale all’economia, Gaetano Armao, se si applicasse alla lettera lo Statuto l’Irpef regionale dovrebbe essere incassato in toto dalla Regione. Così non è però: con l’accordo tra il governo regionale e quello centrale, trasfuso nel D.lgs. 11 dicembre 2016, n. 251 (Nuove norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia finanziaria modificative di quelle sancite dal Dpr. 26 luglio 1965, n. 1074) la percentuale di pertinenza regionale viene quantificata in termini progressivi.
Se per l’anno 2016 quella percentuale era stata fissata a 5,61 decimi e per quello successivo a 6,74 decimi, a decorrere dall’anno 2018 i decimi che restano in saccoccia alla Regione sono 7,10. Ciò vuol dire, tradotto in euro, che di quegli 11,7 miliardi alla Regione ne spettano 8,3.
I 340 euro versati mensilmente nel 2018 dai siciliani costituiscono una cifra che, rispetto all’anno precedente, è scesa del 12,8 per cento, quando mensilmente in media i siciliani hanno sborsato 390 euro. A confronto però con i dati di dieci anni fa – quindi con i numeri relativi all’anno di imposta 2008 dichiarato nel 2009 – quando gli isolani pagavano 280 euro al mese, quella cifra risulta maggiorata del 17,6 per cento. Vale a dire, in termini assoluti, ben 60 euro in più al mese.
L’addizionale regionale all’Irpef è un’imposta che si applica al reddito complessivo.
Ogni singola Regione e Provincia autonoma può stabilirne l’aliquota entro i limiti fissati dalla legge statale. In Sicilia (come nelle Province Autonome di Trento e di Bolzano e in Valle d’Aosta, Campania, Abruzzo, Veneto, Sardegna e Calabria) l’aliquota è unica: se nel 2018 era ancorata all’1,50, per il 2019 – e anche per il 2020 – è stata abbassata all’1,23. Anche le Regioni sopracitate hanno un’aliquota unica all’1,23, ad eccezione della Campania, che l’ha fissata al 2,03, dell’Abruzzo (1,73) e della Calabria che, partita nel 2019 dall’1,73, l’ha portata a giugno dello scorso anno al 2,03.
Tornando ai 340 euro che pesano sui portafogli dei siciliani, dal raffronto con l’ammontare dell’addizionale Irpef delle altre Regioni a Statuto speciale emerge che nell’Isola si paga una delle somme più alte in termini assoluti, seconda solo a quella della Provincia Autonoma di Trento, che ci supera di ben 80 euro (420 euro). In Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Bolzano ci si è fermati a 310 euro, In Friuli-Venezia Giulia a 300 euro e in Sardegna si è sotto la soglia dei 300 euro mensili (sono 280).
Tra le Regioni a Statuto speciale, la Sicilia è quella che registra la variazione più bassa tra l’anno d’imposta 2008 e quello del 2018: l’incremento più cospicuo si registra a Trento (+52,38 per cento), seguito da Sardegna (35,71 per cento), Friuli-Venezia Giulia (33,33 per cento) e Valle d’Aosta (32,26 per cento). Sotto la quota del 30 per cento resta invece l’incremento di Bolzano (29,03).