La lamentela che 10.000 formatori (ma chi ha detto che il numero è giusto?) rischiano lo stipendio, non può interessare l’Assessorato. Semmai si tratta di un problema sociale che la Giunta regionale deve affrontare in altra sede: pensando cioè di sussidiare tali inutili formatori con un assegno di 500/600 euro al mese, ma eliminando tutte quelle spese di ciascun ente del tutto superflue.
Su questo fiume di sperperi battiamo da oltre 10 anni con numerose inchieste ed editoriali. Ma il clientelismo dei governi regionali, fra cui quello di Cuffaro e Lombardo, non ha mai consentito di portare a ragionevolezza un importante settore che però non è servito al suo obiettivo e ha tradito la sua missione.
Non sembri un paradosso, ma in un periodo di grande disoccupazione, il nostro quotidiano ha già pubblicato, fino ad oggi, oltre 8.600 richieste di figure professionali che servono (immediatamente da assumere) ma non si trovano. Il che dimostra che la disoccupazione non è solo frutto della crisi, ma di un sistema formativo carente, insufficiente, inutile e pernicioso.
Vi è una chiave che svela le porcherie commesse in questi anni e che darebbe, se approvata, qualificazione alla formazione regionale. Basterebbe inserire nel bando una forma di finanziamento alle persone formate che venissero assunte.
Il finanziamento dovrebbe essere differenziato se rivolto ad assunzioni a tempo determinato o indeterminato. Un tot per ogni risultato ottenuto. In questo modo i soggetti che si occupassero di formazione concorrerebbero al rischio di mercato e sarebbero costretti a connettersi col mondo delle imprese.
Certo, da questa selezione sarebbe tagliata fuori la gran massa dei formatori attuali, che non hanno tali competenze, ma questo farebbe chiarezza per far capire a chi ha mangiato nella greppia pubblica, che la formazione vera è un’attività molto seria di cui i siciliani hanno bisogno e non un modo per soddisfare i famelici clientelismi che hanno portato l’economia isolana in condizioni disastrose.
Non sappiamo se Crocetta e Scilabra riusciranno a mettere in atto il disegno che abbiamo succintamente descritto. Non sappiamo neanche se hanno voglia di attuarlo.
Sappiamo delle pressioni cui sono sottoposti presidente ed assessore. Pressioni che provengono da deputati regionali e sindacati conservatori, nonché dal settore religioso.
Tuttavia, Crocetta e Scilabra non possono continuare nella strada degli sperperi: primo, perché non hanno più risorse finanziarie; secondo, perché continuerebbero a violare la prima regola di una Comunità, cioè l’Equità.
Regola che viene calpestata tutti i giorni continuando a foraggiare i cosiddetti precari, entrati esclusivamente per raccomandazione nelle amministrazioni regionali e locali, lasciando fuori dalla porta 300 mila disoccupati che avevano (ed hanno) gli stessi diritti dei privilegiati, perché raccomandati.
Qualcuno smentisca quanto affermiamo. Ma fino ad oggi né dal versante della formazione, né da quello dei precari è venuta una sola mail che contesti questa fotografia chiarissima, che non lascia ombra di dubbio.
Il Risorgimento della Sicilia, ecco cosa ci serve. Ma per attuarlo ci vuole ferma volontà e capacità di allontanare vampiri e sanguisughe.