Ve le elenchiamo:
1. Ridurre il debito (132% sul Pil). L’Ue chiede all’Italia di avviare un percorso regolare, in osservanza di Europlus 2011 e Fiscal compact 2012, per raggiungere l’obiettivo, in 20 anni, di un parametro del 60%. Ovviamente tale parametro è conseguente sia alla diminuzione del debito in valore assoluto, anche per effetto della vendita del patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare; e anche per effetto della crescita del Pil.
3. Lavoro a laureati e donne. Accertato che il Paese ha un numero abnorme di laureati-disoccupati e che le donne sono penalizzate, l’Ue chiede una riforma sull’accesso al lavoro, cui corrisponda una flessibilità sull’uscita dal lavoro.
Il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi dicono che questa ulteriore umiliazione non avrà alcuna influenza sull’andamento finanziario della Regione. Si capisce fino a un certo punto questa considerazione.
Contraria ad essa vi sono due fatti: il primo riguarda l’ulteriore discredito a livello internazionale e di tutto il centro Nord nei confronti della nostra Isola, che penalizza la voglia di investitori stranieri; il secondo mina la credibilità della Regione, atteso che essa voglia chiedere finanziamenti e quindi indebitarsi, ovviamente per fare investimenti e non per finanziare clienti, precari, consulenti e amici degli amici.
In ogni caso, questa ulteriore bocciatura rende più difficile la situazione. E si capisce perché. Crocetta non sa più come districarsi da un nodo scorsoio che gli si stringe la gola ogni giorno di più. I precari di ogni genere e tipo lo stanno assediando. Forse sono 50, 60 o 70 mila. Gente abituata a percepire uno stipendio senza, in cambio, generare ricchezza.
Ma Crocetta, di fatto, sta mantenendo il blocco dell’economia regionale perché non procede a finanziare i fondi Ue, con moltissimi progetti cantierabili, ma senza soldi. E non ha i soldi perché continua a pagare gli stipendi a 18.000 dipendenti, 2.000 dirigenti, 16.000 pensionati regionali e a tutti i precari prima elencati. Mentre dovrebbe spiegare a costoro che devono rinunziare almeno a un terzo di quanto percepiscono, per consentire l’apertura di migliaia di cantieri che genererebbero, questi sì, ricchezza.
In altre parole, o Crocetta ha il coraggio politico e civile di spostare la spesa improduttiva verso attività che producano ricchezza, o il nodo scorsoio della recessione tremenda e del taglio, giustissimo, di trasferimenti dallo Stato, finiranno per soffocarlo definitivamente, portando la Regione a chiudere i battenti.
E forse non sarebbe il male peggiore, date le circostanze.