In altre parole occorre che i cittadini sottopongano a esami i sindaci uscenti per constatare, senza fronzoli e senza chiacchiere, se essi abbiano ottenuto risultati e se abbiano mantenuto gli impegni che avevano assunto al momento delle elezioni.
La questione è grave ma non seria, sosteneva Ennio Flaiano. Non è seria perché molti sindaci uscenti hanno amministrato in modo sufficiente i loro Comuni, ma tanti altri si sono comportati da veri cialtroni, infischiandosene dell’interesse dei propri cittadini e puntando, invece, agli interessi propri e quelli dei propri amici.
I sindaci non sono una categoria, sono persone che possono avere dignità oppure risultano indegni per l’incarico ricevuto. In quest’ultimo caso vanno cacciati a furor di popolo.
Come si fa a valutare se i sindaci uscenti abbiano svolto un’attività adeguata al loro impegno sociale? Basta andare a controllare i parametri per misurare la loro variazione dall’anno d’insediamento (2008) a questo. Quali sono? Eccovene alcuni.
1. Valutare se il Pil del comune sia diminuito o aumentato. 2. Se l’occupazione dei propri abitanti sia diminuita o aumentata. 3. Se i servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani, di manutenzione delle strade, dell’illuminazione, dei trasporti, dell’arredo verde urbano ed altri abbiano funzionato, oppure no. 4. Quale sia il tasso di evasione dei cittadini rispetto a 5 anni prima: evasione d’imposte nazionali, per i quali i Comuni diligenti hanno un ristorno fino al 100% (legge148/11), evasione dei tributi locali (quali Tia, Tosap, pubblicità, passi carrai, contravvenzioni, Imu). 5. Quanti immobili fantasma, non iscritti al Catasto, siano stati scoperti. 6. Quante richieste di sanatoria siano state evase, positivamente o negativamente. 7. Quale sia stato l’ammontare speso in lavori pubblici comunali, anche utilizzando i fondi Ue e quelli statali, paragonandoli a quelli del precedente quinquennio. 8. Se sia stato approvato un moderno Piano regolatore generale.
Vi è ancora la questione dei precari, i cui contratti sono stati prorogati dal governo, per l’ennesima volta, sino al 31 dicembre 2013.
Chiedere ai sindaci perché in questi 5 anni non abbiano messo a bando i posti per cui erano necessarie le figure professionali e a cui gli stessi precari potevano partecipare, magari con una corsia preferenziale. Così si sanerebbe questa piaga dando a tutti i cittadini la possibilità di concorrere, eliminando gli odiosi privilegi fondati sulla raccomandazione, che hanno immesso decine di migliaia di siciliani nelle Pa locali, lasciando fuori dalla porta tutti gli altri che non avevano tale raccomandazione.
Vi è ancora la grande e penosa questione della corruzione, per combattere la quale è indispensabile che si attui in toto la trasparenza, prevista dalla legge 190/12 e dai conseguenti Dlgs 33/13 e 39/13. Essi prevedono che nel sito di ogni comune vi sia l’Area della trasparenza. Prevedono inoltre che venga nominato il responsabile della trasparenza e il responsabile anticorruzione.
Quanti Comuni della Sicilia hanno attuato questi tre precisi obblighi di legge? Quasi nessuno. Proprio per questa indifferenza all’osservanza delle leggi, che si traduce in una sorta di menefreghismo nei comportamenti dei propri cittadini, occorre far montare una forte pressione perché i sindaci eletti facciano il proprio dovere.
Un’ultima questione: dopo aver fatto gli esami ai sindaci uscenti, se risulteranno promossi, saranno abilitati ad essere valutati al pari degli altri candidati. Ma, se bocciati, dovranno essere esclusi a priori e i cittadini faranno le loro valutazioni sui candidati alternativi.
Comunque sia, i nuovi eletti dovranno essere sindaci formato Ue con preparazione e cultura adeguate.