Il presidente di Unioncamere Sicilia, intervistato dal Quotidiano di Sicilia: "Che senso ha far slittare il pagamento delle tasse? Servono scelte coraggiose”. Secondo l'Istat, intanto, in Sicilia, tra giugno e ottobre 2020, flessione del fatturato oltre il 50%
PALERMO – La Sicilia è tra le regioni italiane dove, tra giugno e ottobre 2020, si trova la più alta quota di imprese che fanno registrare una flessione del fatturato superiore al 50%.
E’ quanto emerge da un’indagine dell’Istituto nazionale di statistica dal titolo: “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19”.
Secondo il rapporto, le cose vanno male soprattutto nel Lazio (18,3%), nella nostra terra (17,4%), in Campania (17,3%) e Calabria (17,1%). Sul tema abbiamo sentito Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia.
Come commenta il dato siciliano?
“E’ un dato che non mi sorprende affatto dopo la tempesta economica che abbiamo dovuto attraversare e che stiamo ancora oggi attraversando, a causa dell’emergenza sanitaria in atto. Le aziende siciliane, che già vivevano da anni uno stato di crisi perdurante, sono state sfiancate se non abbattute, dalla situazione determinata dal coronavirus. I dati ci indicano che la Sicilia è tra le regioni in cui c’è la quota più alta di imprese che fanno registrare una diminuzione del fatturato superiore al 50%, pensiamo anche a quante aziende sono state costrette a chiudere i battenti e, dunque, per un imprenditore abituato a scommettere sulle proprie idee, sui propri progetti risulta davvero complesso articolare un commento in questa fase. Pensate a tutta la filiera del turismo, dagli alberghi alle agenzie di viaggio, della cultura, degli spettacoli, alle palestre, allo sport. Tutto bloccato con decine di migliaia di persone senza alcuna alternativa”.
In che modo si possono supportare le imprese siciliane in questo momento difficile?
“Ci troviamo di fronte a un futuro incerto, al governo nazionale e al governo regionale il mondo delle imprese ha chiesto la rapidità nell’erogazione dei ristori, quella rapidità che è mancata proprio a supporto delle imprese siciliane, ma non soltanto siciliane. Abbiamo assistito in questi mesi alla farraginosità dei meccanismi di erogazione del denaro, alla complessità di certe decisioni relative al sostegno alle imprese, alla poca lucidità nel dare tempo a imprese e cittadino per il pagamento di tasse e tributi che sono dovuti, per carità. Ma che senso ha far slittare taluni pagamenti di dieci giorni o di un mese? In un momento come questo la politica deve avere il coraggio delle scelte. A un imprenditore in difficoltà o a un cittadino libero professionista, che si è visto precipitare se non azzerare il suo reddito, si deve dare tempo, non certo dieci giorni o un mese in un momento in cui la liquidità è scarsa e l’unica strada percorribile è il ricorso alle banche per ottenere credito”.
Unioncamere Sicilia pensa ad accordi con altri enti o assessorati per aiutare le aziende della nostra regione?
“Unioncamere Sicilia dialoga ed è aperta al confronto con tutti a tutela della imprenditoria. Il supporto alle aziende dell’Isola passa inevitabilmente dalle scelte della politica, molte delle quali per essere prese devono avere un plafond di somme. Ci sono misure del governo nazionale e regionale importanti a sostegno dell’imprenditoria, quello che possiamo ribadire come sempre abbiamo fatto è che non possiamo essere bloccati dall’inerzia della burocrazia, dal lungo iter di cui hanno bisogno tanti procedimenti amministrativi. Una volta approvata una legge per la sua reale concretizzazione si aspettano mesi e mesi e questo le aziende siciliane non se lo possono più permettere”.
Situazione migliore
soprattutto a Trento
La quota di imprese con vendite invece in crescita rispetto alla media nazionale, risulta, sempre nel periodo intercorrente giugno e ottobre di quest’anno secondo l’Istat, nella provincia autonoma di Trento (17,5%), in Veneto (12,5%) e in Abruzzo (12,3%). Riguardo ai comparti, recuperano rispetto ai risultati particolarmente negativi di marzo-aprile, le imprese che operano nelle costruzioni, con il 26,8% che dichiara una stabilità del fatturato e l’11,5% una crescita, contro l’8,3% e il 6,1% di marzo-aprile. Nel complesso, recupera anche il settore della produzione di beni intermedi ma con specificità a livello di singoli comparti. Scendendo nel dettaglio, la metallurgia presenta una quota relativamente elevata di imprese con flessione del fatturato mentre nelle industrie farmaceutiche l’incidenza di dinamiche positive, pur consistente (22% dei casi), è inferiore a quella di marzo-aprile (28%); l’opposto avviene per l’industria della chimica (21,8% a giugno-ottobre e 18,6% a marzo-aprile).