Non buttiamo nel dimenticatoio tutto quello che abbiamo vissuto in questo tempo
La pandemia del Covid-19 ha sicuramente stravolto le nostre abitudini e scardinato tante nostre vere o presunte certezze, tuttavia sono convinto che nel periodo in cui noi tutti siamo stati obbligati a restare in casa a causa del coronavirus, abbiamo sperimentato che è possibile vivere la quotidianità della nostra vita in modo diverso da come la viviamo ogni giorno in tempo normale, quando cioè diamo priorità assoluta allo sport, alla danza, alla musica, al calcetto, ai divertimenti, alla piscina, alla palestra e sosteniamo di non avere mai tempo per pregare, per parlare tra di noi, per leggere la Bibbia, per studiare, per scrivere, per pensare, per aiutare la famiglia, ecc.
Stando a casa, abbiamo trascorso più tempo con i genitori o con i figli: abbiamo potuto conoscerci meglio, dialogare di più, scoprire il valore e la ricchezza dello stare insieme, del pregare insieme, dell’aiutarci a vicenda, del silenzio, del confidarci, del progettare insieme come famiglia, del fare insieme le faccende domestiche, del consolarci e confortarci reciprocamente, dell’amarci di più.
Non buttiamo nel dimenticatoio tutto quello che abbiamo vissuto in questo tempo! Se ciascuno di noi, passato il “pericolo coronavirus”, continuasse a vivere come prima, senza cambiare “qualcosa” in meglio nella propria esistenza, significherebbe che non ha imparato nulla dalla propria sofferenza e neppure da quella degli altri, vanificando in questo modo sia il sacrificio di tanti medici ed infermieri che si sono dedicati agli ammalati, sia la morte di migliaia di persone venute a mancare a causa del contagio da coronavirus.
In questo periodo abbiamo sperimentato che esiste ed è concretamente possibile un’alternativa alla nostra consueta modalità di vita, più essenziale e autentica, più sensibile ai valori umani e spirituali, più rispettosa dei sentimenti, più attenta all’essere che all’apparire. “Pazienza, pazienza, pazienza! E quanta pazienza ci vuole!?” Penso proprio che molte persone, in questo periodo, abbiano “sbottato” proprio così, perdendo la pazienza: una virtù umana e cristiana di primaria importanza nella nostra vita.
Dio ha sempre tanta pazienza con ciascuno di noi nell’aspettare, ad esempio, che convertiamo il nostro cuore e la nostra vita a Lui e farà di tutto per salvare i suoi figli. Anche le nostre madri, con tanta pazienza, ci hanno portato in grembo per nove lunghi mesi e ci hanno cresciuti fino a trent’anni circa, prima che ciascuno di noi raggiungesse l’autonomia economica e familiare.
Una mamma accudisce per tutta la vita il figlio nato “diversamente abile”, con pazienza e amore, giorno e notte, senza lamentarsi mai e tu hai protestato, perché non hai sopportato più di stare chiuso in casa per alcuni mesi? Tanti giovani cercano per anni, disperatamente e pazientemente, un lavoro e tu ti sei lamentato e ti sei annoiato, perché non hai avuto nulla da fare in casa durante il periodo del coronavirus? Migliaia di familiari non sono riusciti non solo a pregare per i propri defunti, ma neppure a sapere dove siano stati sepolti, tale è stata la mole di persone che ogni giorno, soprattutto al nord, hanno lasciano questa terra e tu non hai un minimo di pazienza nell’aspettare il tuo turno in farmacia o al supermercato per fare la spesa?
Nessuno di noi, ancora, è morto di pazienza: per costruire un palazzo ci vogliono anni, ma per distruggerlo bastano alcuni minuti. Impariamo, pertanto, in questo tempo in cui siamo obbligati a restare a casa o a rispettare determinate regole, ad esercitare la virtù della pazienza con noi stessi e con gli altri, per sconfiggere il virus che ci sta affliggendo, ma soprattutto per sopportare le nostre reciproche fragilità e amarci a vicenda tutti i giorni della nostra vita. E allora sì che il seme caduto porterà i suoi frutti: dalla morte alla rigenerazione di una umanità nuova!
Don Piero Galvano