La Sicilia dopo il coronavirus, ben nove miliardi da cui ripartire. Annullando il divario con il Nord - QdS

La Sicilia dopo il coronavirus, ben nove miliardi da cui ripartire. Annullando il divario con il Nord

La Sicilia dopo il coronavirus, ben nove miliardi da cui ripartire. Annullando il divario con il Nord

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sabato 02 Gennaio 2021

L'assessore all'Economia e vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao, lancia una nuova sfida per il 2021: utilizzare le prossime risorse - tra riprogrammazione, Recovery e fondi nazionali - per ridurre i gli storici ritardi economico-strutturali che erano già presenti con il Centro Nord dell'Italia e che la pandemia ha acuito

La Sicilia è stata fortemente coinvolta dalla crisi economica indotta dal Coronavirus. Adesso occorre puntare sulle risorse in arrivo per poter ipotizzare una ripartenza. L’assessore all’Economia e vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao, lancia una nuova sfida per il 2021: utilizzare le prossime risorse per ridurre i divari storici che erano già presenti con il resto di Italia e che l’attuale situazione non ha fatto altro che acuire.

Prometeia, in Sicilia Pil in calo dell’8,2% nel 2020

Armao ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione economica e finanziaria dell’Isola. Le stime di Prometeia sull’andamento del Pil segnano un -8,2% per la Sicilia nel 2020. In calo del 10,8% i consumi e dell’11,9% gli investimenti fissi lordi. In calo pure le esportazioni (-33,7%), mentre i prodotti raffinati registrano il -5%.
Rispetto al valore aggiunto totale, l’agricoltura perde il 2%, l’industria l’11,9%, le costruzioni il 9,7% e i servizi 8,1% per un totale del -8,2%. Si punta sui 9 miliardi di risorse (tra riprogrammazione fondi, Recovery e risorse nazionali) che dovrebbero arrivare nella nostra regione.

Armao: “Il Recovery per eliminare le cause di divario”

Questo sarà lo snodo cruciale per l’anno in corso. L’obiettivo del Recovery fund è quello di eliminare le cause del divario tra le regioni del Paese: “Non può eludersi il tema del confronto sulla distribuzione delle risorse“, ha spiegato Armao, in cui bisogna prevedere non solo la clausola del 34% degli investimenti da destinare al Sud, ma anche considerare “i luoghi che hanno ampia popolazione, il Pil e la disoccupazione. Questi elementi ponderati portano a più del 34% per cui si deve investire. Non è un questione nazionale e se non si chiude a livello nazionale, si dovrà andare in Europa. È un tema di corretta impostazione della crescita. Bisogna orientare gli interventi nel superamento del divario tra l’Italia che è inaccettabile, insostenibile e non più procrastinabile”. La Sicilia, intanto, per i primi due mesi dell’anno andrà in esercizio provvisorio con il ddl che dovrà essere approvato in Ars.

“I due mesi sono determinati dal fatto che ancora non si è definita la norma di attuazione che è all’esame del Cdm che per due volte non è stata esaminata, ma che dovrebbe essere approvata ai primissimi di gennaio”, ha detto. Una manovra che sbloccherebbe “diverse centinaia di milioni di euro”. “Il tema del Recovery è del tutto extraregionale – ha aggiunto – c’è un problema non solo di allocazione complessiva, ma anche qualità degli investimenti. Se intendiamo utilizzare il Recovery che è un piano straordinario per superare la crisi, ma soprattutto le cause della crisi. Sul Recovery va fatta una presa di posizione politica: attenzione ai numeri e a che investimenti si fanno”.

In Sicilia in calo gli impieghi e gli sportelli bancari

L’incontro è servito anche per rendere noti i dati dell’osservatorio sul credito redatto dagli uffici dell’amministrazione. Dati che confermano le tendenze in atto da anni a questa parte: ovvero la chiusura di sportelli bancari ma anche, e questo sembra essere piu’ preoccupante, anche il calo degli impieghi nell’Isola.
Sono in calo del 18,6% gli sportelli bancari in Sicilia dal 2017 al 2020. Si è passati dai 1471 del 2017, ai 1197 del 2020. Si registra “una minore presenza di presidi, in particolare nelle aree marginali dell’Isola”, si legge nel rapporto. Nel territorio regionale è stata confermata, tuttavia, un’incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più elevata della media italiana – con un valore del 6,5 % rispetto al 4% nazionale -, ma soprattutto in considerazione di un calo degli impieghi di 8 volte superiore rispetto a quello nazionale, nonostante un più rilevante incremento dei depositi che in Sicilia crescono del 7% sull’anno. Questi ultimi erano 61,9 miliardi nel 2019, contro i 66,3 del 2020. Invece gli impieghi sono calati a livello regionale del 4%, da 57,8 miliardi a 55,5 miliardi. Il ribasso degli impieghi a livello nazionale è soltanto dello 0,5%.

“L’economia della nostra regione, già gravata dall’irrisolto divario territoriale nazionale e dagli effetti della condizione di insularità, si è appesantita ulteriormente a causa dalla grave crisi economica determinata dalla pandemia. È oggi necessario un clima di collaborazione tra le migliori risorse siciliane – ha aggiunto l’assessore -. Da parte sua, il governo Musumeci sta mettendo in campo ogni misura possibile al fine di portare la Sicilia fuori dalla ‘tempesta pandemica’ e di recuperare il notevole gap che la caduta degli investimenti pubblici ha creato negli anni. E grazie anche all’avvio dei programmi di investimenti pubblici, il recupero dell’economia riprenderà slancio nel corso del 2021″.

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