Il Paese è conscio che andiamo alla mezza giornata, tra Dpcm, decreti regionali, ordinanze sindacali, in cui tutto è comunicazione e niente è ragionamento.
Il titolo è un po’ forte ma non ho trovato nulla che mi rappresentasse meglio lo stato delle leadership del nostro Paese.
Parlo al plurale, per i vari livelli istituzionali, senza segni né distinzioni.
Anche il resto del mondo è dentro questa Pandemia fino al collo, chi più chi meno.
La differenza con gli altri Paesi è la percezione di cosa si fa e perché.
Il loro livello decisionale è, pur comportando errori derivanti da troppe variabili, senza quella confusione che in Italia percepiamo.
Il Paese è conscio che andiamo alla mezza giornata, tra Dpcm, decreti regionali, ordinanze sindacali, in cui tutto è comunicazione e niente è ragionamento.
Il potere, tragico in tal senso, è rimasto solo nelle sue stanze, in un solipsismo senza confronto, scollato dal Paese, dalle persone, dalle famiglie, dalle loro attività e dalla loro vita.
Il dato più percepito, dalle varie decisioni prese, è impotenza e incertezza.
I leader sono incerti ed insicuri, tradiscono paura di perdere i ruoli faticosamente o casualmente ottenuti.
Pertanto si muovono fermi, tra dirette sul web, tweet e comunicati stampa, in un tic toc senza energia e senza certezza.
Siamo il Paese con più morti, con i magistrati che irrompono nella crisi e indagano sulla assoluta impreparazione e prevenzione, che pensa di risolvere il problema dei vaccini con una bella causa.
Come se le multinazionali che hanno avvocati più attrezzati dei nostri si spaventassero.
In tutto questo noi, la comunità dei cittadini è trattata come i birilli di un biliardo irrazionale che sboccia in maniera diversa, ogni giorno la nostra vita quotidiana e le nostre aspettative.
I leader impotenti ed improduttivi, finite le chiacchere in Zoom e le dirette streaming, rimangono nelle loro vuote stanzette di un potere fine a se stesso e fanno quello che si fa da soli.
Anche quello in maniera incerta.
Gatto Silvestro