Oggi al Colle le delegazioni del Pd e di Italia Viva. Nel frattempo è ancora gelo tra il Premier e Matteo Renzi, mentre si cercano "europeisti" per dare stabilità all'Esecutivo
Oggi secondo giorno di consultazioni al Quirinale: dopo le alte cariche istituzionali sarà la volta delle delegazioni, tra cui quelle del Pd e di Italia Viva.
Il programma prevede in mattinata il Gruppo Parlamentare “Per le Autonomie (Svp-Patt, Uv) del Senato e i rappresentanti dei gruppi Misti di Camera e Palazzo Madama. Nel pomeriggio il gruppo Parlamentare di “Liberi e Uguali” a Montcitorio e infine Iv e Pd
Il nodo da sciogliere sembra essere ancora quello del confronto tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi e restano distanze tra i partiti soprattutto sul nome del premier.
L’operazione responsabili per recuperare voti in Senato, infatti, finora sembra fallita e i gruppi di Italia viva sono ancora indispensabili per formare un Governo.
Ma Renzi e i suoi continuano a usare parole assai dure, danno corpo a chi sostiene che sostituire il premier uscente sia “l’obiettivo vero di Renzi”.
Sia da Iv che dal M5s smentiscono che contatti siano in corso per portare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, ma qualcuno ammette che “una sintonia ci può essere” su un nome alternativo a Conte.
Quando ancora il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è entrato nel vivo degli incontri con i partiti, in Parlamento gira la voce che, per la difficoltà di comporre una potenziale maggioranza, il Capo dello Stato possa affidare un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico.
Soltanto se una maggioranza si materializzerà con maggiore chiarezza a Conte potrebbe andare un vero e proprio reincarico, con l’obiettivo di trovare l’accordo su un nuovo programma e una squadra di governo.
La delegazione di Iv al capo dello Stato dovrebbe ribadire la disponibilità a sedersi al tavolo di maggioranza, anche con Conte premier incaricato, “senza veti”.
Ma dovrebbe anche sottolineare l’assenza di contatti e segnali da Palazzo Chigi: “Le nostre domande sono note, le risposte di Conte mai pervenute. Il nostro sostegno è legato a una forte discontinuità nel metodo e nel merito”, dice un dirigente del gruppo.
Il Premier continua però a non fidarsi affatto di Renzi, anzi a pensare che abbia disseminato già il percorso verso il Conte ter di trappole.
Intanto gira voce di una trattativa in corso con un big di Forza Italia per il passaggio tra gli Europeisti.
Ma soprattutto, rassicura il discorso di Nicola Zingaretti in direzione Pd, che anche Conte avrebbe ascoltato in diretta streaming.
Il segretario Pd, che ha favorito con un “prestito” Dem la nascita della quarta gamba “Europeista”, indica fino alla fine un tentativo convinto per il Conte ter, tiene in campo – non auspicandolo – lo scenario delle urne, punta il dito contro l’inaffidabilità di Renzi. I Dem sono divisi sulla imprescindibilità o meno di Conte. Ma in una direzione assai stringata e preceduta da contatti serrati tra le correnti, convergono su una linea compatta per garantire un tentativo forte sul Conte ter. Su cosa fare se fallisse le idee divergono.
Tra i Cinque stelle serpeggiano sospetti e veleni.
Maria Elena Boschi rispolvera anche il nome di Paolo Gentiloni, che negli scenari potrebbe tornare da Bruxelles per lasciare il posto a Conte come commissario europeo.
In chiave “maggioranza Ursula” continuano a citarsi, nonostante le nette smentite dei diretti interessati, i nomi di Lorenzo Guerini e Dario Franceschini.
E poi le opzioni tecniche, in chiave larghe intese o governo elettorale: da Carlo Cottarelli a Marta Cartabia.