Abbiamo letto il corposo documento di 64 pagine perché riteniamo che nessun giornalista economico, degno di questo nome, possa scrivere di fatti che non conosce di prima mano, ovviamente innestati in un background che si acquisisce in decenni di attività professionale.
Qualche giorno fa un esponente di un’importante agenzia di stampa mi chiedeva in quale misura noi usassimo i comunicati. Ho risposto che si tratta di un canale per noi marginale perché il nostro lavoro consiste nell’assumere di prima mano, senza intermediazione, le informazioni che riportiamo ai nostri lettori, opportunamente controllate e ponderate.
Torniamo al Dpef regionale. Osserviamo che la revisione della spesa inserita riguarda i minori trasferimenti da parte dello Stato per circa 900 milioni.
Se il bilancio 2013 si basasse su questa partita di giro (minori entrate, minori uscite) i conti della Regione rimarrebbero ancora fortemente deficitari.
Un aspetto importante del Dpef riguarda la revisione della spesa sanitaria, ma non abbiamo trovato uno specifico punto riguardante una decisa azione affinché si riconduca il parametro di quella farmaceutica al nazionale, abbattendo di 500 milioni circa l’esborso, conseguente alla riduzione dal 16,2 all’11 per cento, nè si trova alcun indirizzo di riorganizzazione dei servizi per evitare doppioni, duplicazioni, sormonti ed altre dispersioni perniciose.
La questione, che rende perplessa la valutazione del Documento, riguarda la base della proiezione e cioè l’anno 2011 anzichè l’anno 2012. Quest’ultimo è ovviamente diverso dal precedente perché vi sono state sensibili variazioni delle entrate e delle uscite. Non si è mai visto che un bilancio dell’anno successivo tenga conto dei dati di due anni prima, piuttosto che di quelli dell’anno precedente.
Vi è poi nella parte fiscale una sgrammaticatura e riguarda la partecipazione dei Comuni all’accertamento dei tributi.
La questione del debito della Regione, che ammonterebbe a 5,3 miliardi, è lacunosa perché finge di non conoscere l’ammontare complessivo della Sicilia nei confronti di terzi per tante altre voci. Così ha puntigliosamente descritto l’assessore uscente, Gaetano Armao, nel suo rapporto conclusivo del 31 ottobre 2012. Infatti ai 5,3 miliardi di debito proprio vanno aggiunti quelli di Comuni (6,5), Province (1), Iacp, Consorzi Asi, Consorzi bonifica (circa 1 mld) e Asp (2,5) per complessivi 18 miliardi circa.
La parte riguardante il personale recita una falsità e cioè che il blocco delle assunzioni a decorrere dal 2008 ha portato alla riduzione del numero di dipendenti. Chi ha elaborato il Documento in esame ha dimenticato che in gennaio 2011 il governo Lombardo ha assunto ex novo, con contratto a tempo indeterminato, circa 5 mila persone senza alcuna selezione, salvo la ridicola prova di fare una fotocopia ed eventualmente il suo rovescio.
Trascura che vi sono ancora innumerevoli cosiddetti precari, che andrebbero rispediti ai loro domicili, in quanto sono entrati nella pubblica amministrazione esclusivamente per raccomandazione. Nessuno delle decine di migliaia di codesti privilegiati ha osato fino ad oggi smentire questa circostanza.
Infine, prendiamo atto dell’auspicio contenuto nel Documento verso una rigorosa politica di bilancio che consenta la riduzione della spesa corrente, non quella evidentemente che si riferisce ai minori trasferimenti dello Stato (900 milioni). Sono buone intenzioni delle quali è cosparsa la strada dell’inferno.