Adriana De Trovato, presidente Afap parla dell'Istituto a tutela dei minori, che protegge l’infanzia dalle incurie di una famiglia di origine che non riesce ad assicurare cure e tutele ai figli naturali.
Affidamento
familiare: un Istituto a tutela dei minori, che protegge l’infanzia dalle
incurie di una famiglia di origine che non riesce, per varie motivazioni, ad
assicurare cure e tutele ai figli naturali.
Quali
sono le caratteristiche di tale Istituto, quali criticità presenta, in special
modo in questi tempi difficili di pandemia?
Lo
abbiamo chiesto ad Adriana De Trovato, presidente dell’Associazione AFAP,
Associazione Famiglie Affidatarie Palermo Onlus ODV, in prima linea nel
capoluogo siciliano per quanto concerne l’istituto dell’affidamento familiare,
raggiungibile all’indirizzo mail afap_associazione@yahoo.it.
Signora De Trovato, ci può parlare
dell’affidamento familiare e delle sue caratteristiche distintive rispetto all’adozione?
“L’affidamento familiare,
istituto spesso confuso con l’adozione, si distingue da essa in quanto prevede
il mantenimento dei rapporti con la famiglia del minore ed è a carattere
temporaneo. I due istituti hanno obiettivi diversi: il minore adottato diventa figlio
della coppia a tutti gli effetti di legge, acquisisce il cognome della coppia,
necessariamente coniugata, entrando così a far parte dell’asse ereditario; il
minore in affido invece acquisisce una famiglia – coppia, anche di fatto, o un
genitore single, che curerà le sue esigenze affettive, educative e relazionali,
garantendo però il mantenimento dei rapporti con la sua famiglia naturale per
il tempo necessario alla risoluzione dei problemi che hanno causato
l’allontanamento del minore dalla sua famiglia”.
Esistono specifiche criticità per i genitori affidatari?
“Proprio queste caratteristiche
distintive rendono difficoltoso il recupero di famiglie e single disponibili
all’accoglienza, timorose di non riuscire a reggere una separazione, anche se
sono alti i numeri dei casi di affidi sine
die, cioè sino alla maggiore età del minore.
L’affido, per i risvolti emotivi che mette in
gioco, necessita quindi di una rete di operatori che si occupino dei minori e
delle famiglie, naturale e affidataria, ma resta fondamentale la
predisposizione degli affidatari all’accoglienza della storia del bambino e la
sospensione dal giudizio nei confronti dei problemi della famiglia naturale. Raggiunto
questo equilibrio, la famiglia naturale si sentirà parte del progetto e il
bambino accetterà con maggiore serenità la doppia familiarità.
Questo risultato è raggiungibile soltanto con il
sostegno dei servizi sociali, anche se, purtroppo, non tutti i servizi
sopracitati possono avvalersi di una struttura che annoveri tutte le figure
professionali necessarie”.
Cosa ci può dire riguardo a eventuali aiuti pubblici a sostegno di tali progetti di affidamento?
“La legge sull’affido prevede, tra le altre cose, un contributo mensile a sostegno delle spese per i bambini in affido che varia, anche in misura notevole, tra Nord e Sud d’Italia, ma anche tra Regioni e Comuni. La legge demanda alle Regioni la determinazione del valore del contributo, anche se ogni Comune, poi, si regola in base alla propria capacità economica”.
Esistono o sono esistite specifiche problematiche durante la pandemia riguardo l’affidamento familiare?
“L’isolamento cui tutti noi siamo stati costretti per limitare il contagio da coronavirus, ha inizialmente creato problematicità relativamente agli incontri periodici tra ragazzi in affido e famiglie naturali, affrontate attraverso il ricorso a videochiamate non sempre ben accettate dalle famiglie biologiche. L’AFAP, che mi pregio di rappresentare, durante la pandemia, non ha smesso di promuovere l’affido e, attraverso una serie di salotti informativi virtuali, ha trasmesso le esperienze dei suoi volontari a persone interessate all’affido, alcune delle quali sono state avviate all’U.O. Affidamento Familiare del Comune di Palermo e ai servizi sociali di altri Comuni per il percorso ufficiale e oggi abbiamo notizia di alcuni affidi già iniziati. Paradossalmente, in questo periodo così difficile, siamo riusciti a portare avanti i nostri impegni forse in misura maggiore rispetto al passato. Insomma, un percorso riuscito oltre ogni criticità pandemica, perché immutata è rimasta la credenza nel valore dell’affido come forma di genitorialità sociale e testimonianza del potere dell’amore nella rinascita di un bambino”.
Angela Ganci