Inchieste a Favara, nell'Agrigentino e nel Ferrarese, undici indagati. Per i richiedenti asilo sottratti complessivamente fondi pubblici per quasi due milioni di euro attraverso una gestione fraudolenta. Sequestrati beni alle società
Gestione fraudolenta dei centri di accoglienza per migranti e sottrazione di fondi pubblici.
Sono queste le accuse contestate ai responsabili di alcune strutture che avrebbero fatto dell’accoglienza un business, accaparrandosi fondi pubblici.
Per un milione e 300 mila euro a Favara, nell’Agrigentino, dove sono sei gli indagati, e per oltre quattrocentomila euro nel Ferrarese, dove invece sono state iscritte nel registro cinque persone.
Nell’Agrigentino, le Fiamme gialle – coordinate dal pm Elenia Manno e dall’aggiunto Salvatore Vella – hanno scoperto che migranti che si allontanavano dai centri d’accoglienza, e che venivano talvolta anche arrestati in altre zone d’Italia, risultavano essere ancora presenti nelle strutture, ma anche un giro di false fatture per simulare forniture di acqua minerale e capi di abbigliamento, per importi milionari, ritenute inesistenti.
Ai sei indagati di Favara – tutti raggiunti dal divieto di contrarre con la pubblica amministrazione e dall’obbligo di presentazione alla Pg – viene contestata dal Gip l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato.
Tutti sono risultati coinvolti nella gestione amministrativa, contabile e operativa dell’associazione di promozione sociale Omnia Academy di Favara che si occupava, con ben quindici centri nell’Agrigentino e alcuni aperti anche a Caltanissetta, dell’accoglienza dei migranti sbarcati sulle coste siciliane e richiedenti asilo politico.
“Quando i migranti arrivano sulla terraferma si creano dei fenomeni criminali, per sfruttare le risorse messe a disposizione dallo Stato” è stato evidenziato, dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal comandante provinciale della Guardia di finanza, il colonnello Rocco Lopane.
Gli investigatori hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre un milione e trecentomila euro: conti correnti e rapporti bancari,oltre a dieci immobili, tra cui due lussuose ville fra Agrigento e Favara.
Nel Ferrarese, risultano indagati il presidente di una coop, il vice presidente e un consigliere per truffa aggravata, falso e inadempimento contrattuale in pubbliche forniture. Analogo avviso è stato notificato dal sostituto procuratore di Ferrara, Andrea Maggioni, anche a un dirigente della Prefettura e a un funzionario del Centro servizi alla persona dell’Asp, per aver omesso un adeguato controllo della qualità dei servizi erogati dalla cooperativa.
L’indagine, denominata ‘Ventisette e cinque’ dalla quota spettante per l’accoglienza del singolo migrante, ha messo in luce un articolato meccanismo illecito che sarebbe stato attuato dai tre amministratori che gestivano cinque centri di accoglienza straordinari fra Poggio Renatico e Vigarano Mainarda.
I militari della Finanza hanno scoperto che gli indagati hanno omesso di stornare dalla contabilità della cooperativa le spese di natura personale e i prelievi di denaro utilizzati per pagare viaggi, pc, televisori di ultima generazione, ristoranti e capi di abbigliamento griffati.
Per i tre amministratori su richiesta del pm il tribunale distrettuale della libertà di Bologna ha disposto la misura cautelare del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Gli altri due indagati risponderanno invece di abuso d’ufficio perché secondo quanto ricostruito avrebbero omesso non solo i controlli nei confronti del centro di accoglienza ma avrebbero anche suggerito agli amministratori compilazioni non veritiere di alcuni documenti.