Cts, "Bar e ristoranti chiusi in zona gialla", la Sicilia rischia - QdS

Cts, “Bar e ristoranti chiusi in zona gialla”, la Sicilia rischia

Cts, “Bar e ristoranti chiusi in zona gialla”, la Sicilia rischia

martedì 09 Marzo 2021

La Regione, come è noto, in questo momento è proprio "gialla", con dati stabili e lontani dai luoghi più colpiti dall'epidemia, ma questo potrebbe non bastare

Zona rossa nei week-end come successo a Natale, ma soprattutto la zona gialla che, così, non basta più.

Dunque, l’ipotesi di rafforzarla, e nemmeno di poco: stop a bar, ristoranti, negozi, nel fine settimana, intanto, poi si vedrà. In più una zona arancione-scuro, con scuole chiuse e divieto di spostamento dal proprio Comune, valido su tutto il territorio nazionale.

Sono alcune delle indicazioni che, secondo quanto si apprende, gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno dato al governo alla luce dell’aumento dei contagi.

Gli esperti avrebbero anche segnalato la necessità di ridurre l’incidenza per ristabilire il contact tracing.

Estendere la campagna vaccinale a più soggetti possibili e nei tempi più brevi possibile: è questa una delle indicazioni che, secondo quanto si apprende, sarebbe emersa nel corso della riunione del Comitato tecnico scientifico. Per gli esperti c’è la necessità di potenziare il sequenziamento del virus per individuare prima possibile le varianti.

LA SITUAZIONE IN SICILIA

L’indicazione di rafforzare la zona gialla potrebbe avere ripercussioni anche in Sicilia. La Regione, come è noto, in questo momento è proprio “gialla”, con dati stabili e lontani dai luoghi più colpiti dall’epidemia, ma questo potrebbe non bastare.

Le misure che entreranno in vigore, infatti, varrebbero per tutta Italia, così come l’inasprimento della zona gialla. Musumeci potrebbe chiedere deroghe, ma difficili: Speranza infatti ha sempre aperto alle restrizioni più dure, mai il contrario.

LE ALTRE RICHIESTE DEL CTS

Tra le indicazioni inviate al governo, il Comitato ha anche ribadito la necessità di introdurre il criterio relativo all’incidenza settimanale: con 250 casi ogni 100mila abitanti si va automaticamente in zona rossa.

La proposta era già stata avanzata dall’Istituto superiore di Sanità, e condivisa dal Cts, nella riunione dell’8 gennaio ma era poi stata respinta dalla Regioni secondo le quali un criterio simile avrebbe penalizzato quelle che effettuano più tamponi.

E nel Dpcm del 14 gennaio, l’ultimo del governo Conte, la modifica non era stata recepita.

Nella riunione di oggi, infine, gli esperti del governo hanno ricordato quanto già scritto nel verbale di venerdì scorso e cioè che si arrivi ad una “tempestiva conclusione della revisione degli indicatori epidemiologici di monitoraggio” in modo da avere dati più aggiornati possibile e intervenire più rapidamente con le azioni di “contenimento/mitigazione” a livello nazionale, regionale e locale.

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