L’Asp3 di Catania ha raccolto i dati sull’incidenza delle neoplasie. I rilievi sono stati poi comparati con quelli nazionali. Già nel 2009 la copertura territoriale della mammografia era al 77% contro il 100% del resto d’Italia
CALTAGIRONE (CT) – Due notizie, una buona e l’altra cattiva. Una recente indagine dell’Asp 3 di Catania ha fatto luce sulla situazione dell’incidenza dei tumori nella comunità calatina. In modo particolare la ricerca ha riguardato due Comuni, Ramacca e Mineo. Se la popolazione delle due città può vantare una mortalità per tumori più bassa rispetto al resto dell’Isola, al tempo stesso si registrano alcune carenze per quanto riguarda la prevenzione, soprattutto a Ramacca. Una pratica che, se fosse stata maggiormente diffusa, probabilmente avrebbe reso il quadro ancora più positivo.
I dati venuti fuori dallo studio dell’Asp 3 sono stati diffusi in due diversi appuntamenti che si sono tenuti nelle città interessate, su iniziativa di Giuseppe Mistretta, consigliere provinciale del gruppo La Destra-Alleanza Siciliana.
L’associazione Italiana registri tumori ha evidenziato che in Italia, negli ultimi trent’anni, il numero di casi di tumore è in aumento, raggiungendo un’incidenza di circa 250.000 nuovi casi all’anno. Da recenti analisi emerge che l’incremento è dovuto principalmente all’invecchiamento della popolazione. In modo particolare nella fascia d’età tra 0 e 74 anni il rischio di tumore è di un caso ogni tre uomini e di uno ogni quattro donne. Tale rischio raddoppia considerando la popolazione fino a 84 anni.
Il Dr Mario Cuccia, responsabile del Servizio Epidemiologia dell’Asp di Catania, ha mostrato i dati riguardanti l’incidenza e la mortalità per tumori nella popolazione di Mineo, circa cinquemila abitanti.
Da un primo esame i dati grezzi sembravano essere superiori alla norma ma gli esperti hanno spiegato che per essere confrontabili con quelli dell’intero calatino, della regione Sicilia e della nazione è stato necessario procedere a una standardizzazione statistica, cioè uniformare i dati alla popolazione di riferimento, quella italiana del censimento 2001; poiché la possibilità di contrarre un tumore aumenta con l’età dell’individuo e la popolazione di Mineo è composta per il 23,4 % da over sessantacinquenni, dato sensibilmente elevato, se paragonato a quello di altri centri calatini e non. Dal confronto dei dati standardizzati è emerso come non vi siano sensibili differenze con gli altri centri vicini e nel complesso il calatino tutto, rispetto all’area metropolitana etnea, presenta un’incidenza tumorale più bassa. Chi vive a sud del Simeto ha meno probabilità di contrarre un tumore.
Nello specifico, nella città di Capuana mediamente, nel periodo di riferimento 2003-2005, sono stati diagnosticati quaranta nuovi casi di neoplasie per anno, con una mortalità per tumore del 24% sul totale dei decessi. Gli uomini vedono prevalere, nell’ordine, i tumori al polmone, colon-retto e alla prostata. Le donne invece risultano più colpiti da tale male al seno, alla pelle e all’utero. Il dirigente dell’Asp ha rilevato l’importanza della diagnosi precoce, consigliando i tanti screening gratuiti offerti dall’azienda sanitaria provinciale.
Nella comunità ramacchese si registrano mediamente trentatré nuovi casi di cancro per anno. Tra i maschi risultano maggiormente diffuse le neoplasie ai polmoni, alla pelle, al colon-retto e allo stomaco. Le donne di Ramacca si ammalano più frequentemente al colon-retto, alla pelle, al seno e e al cervello. Nella città nota in tutto il mondo per i suoi carciofi, ogni anno, il 26,4% dei decessi sono imputabili ai tumori. Comunque il dato della mortalità indica che Ramacca è in linea col distretto sanitario d’appartenenza, Palagonia, e comunque più basso di quello provinciale e regionale.
Cosa diversa è lo stadio della diagnosi dei tumori al seno: nella cittadina calatina l’80% dei casi è diagnosticato tardivamente, ciò si traduce con interventi chirurgici demolitivi e minore probabilità di sopravvivenza del malato. Fenomeno evitabile poiché la mammografia è offerta gratuitamente dal servizio sanitario che ne prescrive una ogni due anni per le donne con età compresa tra i cinquanta e i sessantanove anni.
In ogni caso la carenza dei programmi di screening è un fenomeno che riguarda tutto il territorio regionale siciliano. Cioè si evince dalla presenza di numerosi casi in fase avanzata, per i quali, una volta scoperti, c’è ben poco da fare. Una situazione sicuramente grave, denunciata da un rapporto del 2011 del progetto “Impatto-ons”: nel 2009 la copertura territoriale dello screening mammografico vedeva il Sud e le isole al 77% contro il 100% del resto d’Italia. Un terzo delle donne meridionali e siciliane si trova fuori dall’offerta dello screening mammografico.
In conclusione, stando ai numeri presi in considerazione dall’indagine dell’Asp di Catania, nei comuni in studio non è stata rilevata un’incidenza maggiore rispetto al resto della Sicilia. Certo è che la mortalità per i tumori per i quali sono previsti screening risente di un ritardo nella diagnosi. Questo, va ribadito, proprio per un’offerta ancora insufficiente degli esami preventivi.
Antonio Leo
Twitter: @ToniBandini