Anche l'assessore Falcone: "E' l'unica opera che può realmente ricucire il Mezzogiorno all'Europa". L'opera può dare lavoro a oltre 100mila persone.
Il Ponte sullo Stretto di Messina
“è l’unico progetto che può partire nel Sud”. Lo afferma
l’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini, spiegando che si
tratta di “un progetto che abbiamo in portafoglio e siamo pronti a partire
subito”.
“E’ impossibile immaginare un
treno ad Alta Velocità tra Napoli e Palermo – aggiunge Salini – che si deve
fermare a Reggio Calabria per proseguire in traghetto fino a Messina”.
L’opera inoltre può dare lavoro a “oltre 100mila persone”.
“Al momento viviamo il paradosso di pagare per non realizzare il Ponte, quando invece dovremmo pagare per realizzare le opere. – ha commentato l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone – Io credo che la buona politica, senza se e senza ma e con i necessari accorgimenti, debba lavorare affinché si realizzi l’unica opera che può realmente ricucire il Mezzogiorno all’Europa.
Facciamolo verificare dai più importanti organismi di ispezione mondiali, ma il Ponte va fatto e va inserito nel Recovery fund. La scadenza del 2026 può essere derogata, anche perché ci saranno certamente dei rinvii data l’enorme mole di risorse e le lungaggini burocratiche che ancora persistono”.
“Il Ponte sullo Stretto di
Messina s’ha da fare. Nelle ultime ore ho letto alcune uscite improntate o al
pessimismo o alla ricerca di visibilità personale, entrambe non sono utili
all’obiettivo comune della Sicilia e dei siciliani”.
Lo dice il segretario regionale
della Lega Nino Minardo. “Il Ponte sullo Stretto – aggiunge – deve
rientrare nel “Recovery Plan” per tre motivi: perché è
soprattutto un’infrastruttura che consente il naturale sviluppo di tutta l’alta
velocità ferroviaria italiana; perché il trasporto veloce dei passeggeri,
grazie al Ponte sullo Stretto, consentirà davvero a cinque milioni di siciliani
di dire basta al “ricatto” subito da oltre mezzo secolo dalle
compagnie aeree; perché l’opera rientra a pieno titolo nella nuova visione
strategica della “green economy” e della riconversione ecologica”.
“Fonti autorevolissime – continua – fino a stamattina mi hanno rassicurato
sul fatto che sotto il profilo tecnico e giuridico la scadenza del 2026 non
inficia la progettualità, il finanziamento e la realizzazione dell’opera con il
PNRR; aggiungo che in ogni caso vi sono le condizioni politiche e finanziarie
per garantire la costruzione del Ponte fino all’ultimo centimetro.
La verità, purtroppo, è che il livello del nostro
dibattito politico, o almeno di una parte di esso, ancora non ha preso la
giusta direzione che è quella di essere all’altezza delle grandi sfide che ci
attendono per la ripresa post-pandemia. E una delle sfide da vincere, forse
quella concretamente e simbolicamente più importante, è realizzare questa
infrastruttura”.