Alcamo, un "pesce drago" a casa di due evasori fiscali cinesi - QdS

Alcamo, un “pesce drago” a casa di due evasori fiscali cinesi

Alcamo, un “pesce drago” a casa di due evasori fiscali cinesi

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martedì 27 Aprile 2021

C’era anche un esemplare del rarissimo e costoso “pesce drago”, il “più ambito del mondo” come viene definito dagli appassionati del settore, in casa di due commercianti cinesi di Alcamo (Tp) accusati di evasione fiscale per 3 milioni di euro.

Pesce drago, una specie protetta sinonimo di preminenza sociale

I finanzieri del comando provinciale di Trapani lo hanno trovato dentro un acquario e lo hanno sottoposto a sequestro insieme a 70 mila euro in contanti trovati durante una perquisizione domiciliare. Il pesce drago o arowana asiatico (Scleropages Formosus) appartiene a una costosa specie d’acqua dolce originaria del sud-est asiatico i cui esemplari possono raggiungere, in natura, anche 90 cm di lunghezza e un prezzo che può arrivare fino a 300 mila euro.

Questi pesci in via d’estinzione vengono tenuti in casa in spregio delle convenzioni internazionali. Il possesso del pesce drago, secondo la cultura orientale, è indice di agiatezza economica e preminenza sociale. Le operazioni di sequestro sono avvenute grazie alla collaborazione del Nucleo Cites dei carabinieri di Trapani.

L’operazione della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza di Trapani, in esecuzione di provvedimento emesso dalla Procura e convalidato dal gip, ha eseguito una perquisizione dell’abitazione di due coniugi di origine cinese residenti in Alcamo, uno amministratore unico di una S.r.l. e l’altro titolare della omonima ditta individuale, cessata nel 2017, che ad Alcamo si occupavano della distribuzione all’ingrosso di articoli per la casa, perchè non avrebbero pagato imposte sui redditi e sul valore aggiunto per oltre tre milioni di euro.

I due sono indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo l’accusa “gli imprenditori hanno trasferito gli asset della ditta individuale, particolarmente indebitata nei confronti del fisco, poco prima della sua formale chiusura, a una Srl riconducibile agli stessi, attraverso una simulata cessione di un ramo d’azienda; in questo modo, la nuova società si poneva in perfetta continuità con la ditta individuale in relazione all’attività economica esercitata e in relazione ai cospicui utili che ne derivavano, grazie anche ai prezzi particolarmente convenienti che potevano essere praticati per effetto dell’evasione fiscale”.

I due pur presentando formalmente tutte le dichiarazioni fiscali previste dalla legge, non hanno versato somme all’erario. Gli imprenditori facevano lavorare un dipendente in nero.

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