Mentre la Sea Eye 4 si dirige verso Pozzallo, la responsabile degli Affari interni, che oggi con la ministro Lamorgese è in Tunisia, afferma, "la ridistribuzione volontaria non è abbastanza"
Mentre la Sicilia sta per ricevere altri 414 migranti, quelli della Sea Eye 4, che si sta dirigendo verso il “porto sicuro” di Pozzallo (Ragusa) assegnato ieri sera alla nave della ong tedesca, arrivano buone notizie per l’Italia da Ylva Johansson, commissario Ue agli Affari Interni.
La Johansson sarà oggi in Tunisia con la ministro dell’Interno italiana, Luciana Lamorgese, “per un accordo globale – spiega in un’intervista a Repubblica – che da un lato consenta al Paese di riprendersi dalla forte crisi economica causata dal Covid, dall’altro per fornirgli le risorse per contrastare i trafficanti di esseri umani”.
“Stiamo già parlando – ha aggiunto – con le autorità libiche e con il governo ad interim di Abdel Hamid Dbeibah. Ci sono riscontri e opportunità positive, sono pronta a impegnarmi per esplorare la possibilità di chiudere un nuovo accordo con la Libia senza aspettare le elezioni di dicembre”.
Inoltre, e per l’Italia è probabilmente è la cosa più importante, Ylva Johansson ha detto di essere in contatto con i Governi dell’Unione europea “per mettere i piedi un sistema di ridistribuzione volontario e provvisorio per aiutare l’Italia ad affrontare l’estate”.
“È fondamentale che l’Italia – ha sottolineato la Commissario europeo – riceva la solidarietà europea. Abbiamo imparato che la ridistribuzione volontaria non è abbastanza e dunque l’approvazione della riforma delle politiche migratorie con i ricollocamenti obbligatori è essenziale”.
“Sono in contatto – ha ribadito poi – con i Governi per organizzare una rete di ridistribuzione volontaria che possa aiutare l’Italia nei mesi estivi fino a quando non approveremo la riforma Ue”.
“Sto sondando – ha concluso – quanta voglia ci sia tra i partner di impegnarsi. Penso che l’Italia riceverà un aiuto con la redistribuzione, ma al momento non posso dire di più. Non so ancora se procederemo con una seconda dichiarazione come quella di Malta o se useremo un meccanismo diverso. Intanto lavoriamo anche per bloccare le partenze”.