Ue, urge tagliare la spesa corrente - QdS

Ue, urge tagliare la spesa corrente

Ue, urge tagliare la spesa corrente

sabato 05 Giugno 2021

Pareggio di bilancio nel 2022

Sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (che brutta parola) vi è una grande confusione perché il blaterare di politici incompetenti e di alcuni giornalisti superficiali non ha portato chiarezza all’opinione pubblica.

I circa duecento miliardi stanziati dall’Ue a favore dell’Italia, più un’altra trentina di spesa straordinaria per investimenti sul bilancio dello Stato, sono risorse non prelevabili agli sportelli europeo e nazionale a semplice richiesta, bensì erogabili su progetti redatti secondo le norme europee, che sono tassative e rigorosissime.

L’unica cosa vera che dicono i sunnominati riguarda l’incapacità della pubblica amministrazione di preparare i fascicoli in modo ordinato e conforme alle norme europee per ottenere l’erogazione rateata dei finanziamenti.

Ricordiamo, per ulteriore chiarezza, che oltre all’anticipo di circa venticinque miliardi, erogato in fiducia del presidente Draghi, nel prossimo luglio, la Commissione europea, deputata a gestire i finanziamenti, erogherà le successive rate d’avanzamento lavori e non a babbo morto.

Il sollievo economico e la crescita del Pil risultante dal Pnrr saranno conseguenti alla capacità di realizzare opere che – tra l’altro – devono entrare in funzione tassativamente entro il 2026. Ecco perché non vi è stato il placet al Ponte sullo Stretto.

Lo Stato italiano si è indebitato per circa centocinquanta miliardi, mediante i cosiddetti scostamenti (cioè cambiali). Il debito pubblico arriva a centosessanta per cento nel rapporto con il Pil e l’ammontare va a superare agevolmente i 2.600 miliardi.

L’indebitamento dello Stato per sopperire ai gravi danni del Covid-19 era necessario, anche se al suo interno si possono immaginare spese non necessarie ed anche, perché no, un certo tasso di corruzione. Ma nulla è provato o è provabile e, soprattutto, l’importante è che si stia sconfiggendo questa terribile influenza.

Comunque la spesa conseguente deve classificarsi come “cattiva” perché è corrente, cioè non produce Pil, non fa aumentare la velocità della ruota economica, né l’occupazione e neppure il gettito fiscale.

In questo quadro, la Commissione europea, anche per bocca del suo commissario all’Economia, Paolo Gentiloni Silveri, ha ritenuto di preannunciare che il pareggio di bilancio non sarà tenuto in conto solo per l’esercizio 2022, mentre rientrerà nella normalità con quello successivo, cioè il 2023.
L’avvertenza è piena di significati perché indirizzati a quei Paesi dei ventisette membri che hanno un alto debito, cioé Italia, Grecia e Portogallo. Come dire “si parla alla suocera perché intenda la nuora”.

Non sappiamo se fra due anni la legge di bilancio italiana sarà capace di essere in pareggio. Ne dubitiamo parecchio anche se a vararla fosse Mario Draghi con questo o altro governo.

La ragione del nostro scetticismo verte nella pochezza della classe politica che fa delle erogazioni assistenziali il suo comportamento abituale, con la conseguenza che la ricerca del consenso è più basata sull’accontentare i questuanti che non su progetti strategici di alto profilo, necessari a sviluppare il Paese.

John Maynard Keynes (1883-1946) sosteneva che anche il debito può essere buono, purché destinato agli investimenti. Non possiamo che concordare col grande economista britannico.
Il guaio per l’Italia è che tutti i governi di questi ultimi trent’anni si sono indebitati per elargire mance a destra e a manca. La dimostrazione è che il Pil, in termini reali, non è cresciuto, per la diffusa economia assistenziale.

Siamo scettici per lo sciagurato comportamento della pubblica amministrazione, ove dirigenti e dipendenti non si preoccupano di efficienza e produttività della spesa pubblica, perché non redigono piani organizzativi sulla base dei valori di Merito e Responsibilità.

Inoltre, i controlli effettuati alla fine dei processi amministrativi sono del tutto formali, un modo subdolo di imbrattare carte, con il ridicolo comportamento di dare premi di risultato a dirigenti che non l’hanno raggiunto affatto.

È tutta una farsa tragica, molto tragica, che occorre si chiuda al più presto per evitare il dramma.

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