Denise Pipitone, lettera firmata di nuovo testimone accusa Claudio Corona - QdS

Denise Pipitone, lettera firmata di nuovo testimone accusa Claudio Corona

Denise Pipitone, lettera firmata di nuovo testimone accusa Claudio Corona

martedì 08 Giugno 2021

Il nome di Claudio Corona emerge ancora una volta nell'inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone. Adesso a parlare è un altro testimone, che ci mette la faccia.

Sembra lentamente sgretolarsi il muro di omertà che finora ha caratterizzato il caso di Denise Pipitone, la bimba di 4 anni scomparsa da Mazara del Vallo il primo settembre del 2004. Dopo la lettera inviata da un anonimo nelle scorse settimane, si fa avanti un nuovo testimone, mettendoci la faccia.

La lettera firmata, mostrata in esclusiva dalla trasmissione Rai “Ore 14” di Milo Infante, chiama in causa Claudio Corona, il fratello dell’indagata Anna Corona, ex moglie del padre biologico di Denise, Piero Pulizzi, nonché madre di Jessica.

LA LETTERA

“Io voglio la verità su Denise – scrive il nuovo testimone -. Non sono un collaboratore di giustizia e mai lo sarò. Ho frequentato molto Mauro Corona, ma ripeto non sarò mai un collaboratore di giustizia. Ho tante cosa da dire per tutelare la mia famiglia e forse finalmente scoprire la verità su qualche informazione su Denise. Io voglio la verità su Denise. Donne e bambini non si toccano”. L’uomo ha inviato la missiva agli inquirenti, chiedendo di essere sentito per rilasciare le sue dichiarazioni.

I PRESUNTI TRAFFICI ILLECITI DI CLAUDIO CORONA

Di Claudio Corona si era già parlato nelle scorse settimane. Quando durante la trasmissione “Chi l’ha visto?” un uomo che è voluto rimanere anonimo ha raccontato la sua presunta vicinanza alla cupola siciliana. Le persone da lui tirate in ballo risultano vicine anche al latitante Matteo Messina Denaro (qui l’approfondimento).

Ma si è parlato di lui pure quando l’ex pm Maria Angioni aveva spiegato il “rispetto” riservato alla famiglia Corona in più occasioni dalle forze dell’ordine. Ciò che è certo è che Claudio Corona abbia già dei precedenti penali per droga, ma non è ancora dato sapere se possa effettivamente avere avuto un ruolo nella scomparsa di Denise Pipitone.

GLI INDAGATI E LE LORO DICHIARAZIONI

Attualmente sul registro degli indagati nel fascicolo aperto dalla procura di Marsala risultano iscritte almeno due persone: Anna Corona e Giuseppe Della Chiave che, allora, utilizzava il famoso magazzino di via Rieti da cui partirono – la mattina della scomparsa della bambina – delle telefonate sospette.

Non solo. L’uomo è stato accusato persino dallo zio sordomuto, Battista Della Chiave, che si è detto testimone oculare di tutti i passaggi immediatamente successivi al rapimento di Denise. Salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere in tribunale, probabilmente per la pressione esercitata dal nucleo familiare con cui viveva e dalle sue già precarie condizioni di salute. Nonostante non sia più in vita, la sua testimonianza potrebbe oggi essere ritenuta attendibile grazie alla nuova traduzione accurata delle sue dichiarazioni che indicano luoghi precisi da cui sarebbe passata la bambina.

LA POSIZIONE DI GIUSEPPE DELLA CHIAVE

Giuseppe Della Chiave ha dichiarato agli inquirenti di non aver conosciuto Anna Corona prima della scomparsa della piccola Pipitone e, quindi, prima di averla vista in tv. Ma questo non risulterebbe vero. I due, infatti, sarebbero stati nel tempo: colleghi di lavoro, vicini di casa, amici (Della Chiave era il fidanzato, oggi marito, di Loredana Genna, amica intima della signora Corona).

Giuseppe Della Chiave ha pure dichiarato di aver trascorso la giornata del primo settembre del 2004 nel suo luogo di lavoro, ovvero nel ristorante Il Veliero. Circostanza quantomeno dubbia, perché l’esercizio era chiuso nel giorno del suo riposo settimanale.

L’ALIBI DI ANNA CORONA

Anna Corona, dal canto suo, ha raccontato di aver trascorso tutta la mattina – fino alle ore 15.30 – nell’hotel in cui era in servizio. E di aver ricevuto la visita delle due figlie – Alice e Jessica – che le avrebbero mostrato i capi appena acquistati al mercatino.
Anche quest’alibi sembra vacillare. Il foglio delle presenze dell’albergo porta la sua firma, ma l’orario di uscita è stato scritto da una mano diversa e precisamente della collega Stefania, che però aveva inizialmente negato questo particolare.

Inoltre, le due ragazze sarebbero state viste esclusivamente dalla stessa signora Stefania e non da altri. Nemmeno la reception ha mai aperto il cancello alle giovani per consentire loro l’ingresso, come invece era sempre accaduto in simili circostanze. Nessun altro collega ha detto di aver visto la signora dopo le ore 12 e già, alle ore 15.30, si trovava certamente sotto la sua abitazione, dove erano precedentemente arrivate le forze dell’ordine che non avrebbero proceduto alla perquisizione della sua casa. I militari sostengono di aver ispezionato per errore l’abitazione della vicina, ma la stessa vicina sostiene che non sia avvenuta alcuna perlustrazione e che gli agenti fossero perfettamente a conoscenza che non si trattasse della dimora di Corona.

La perquisizione della casa “giusta” è avvenuta soltanto nei giorni scorsi, a 17 anni dal fatto. Durante il sopralluogo è stata rilevata una stanza segreta ricavata all’interno del locale (qui l’approfondimento).

A infittire il giallo le famose telefonate partite dal magazzino di via Rieti tra le 12 e le 13.30. Orario in cui Anna Corona non avrebbe ancora saputo della scomparsa della bambina. Eppure avrebbe chiamato la madre, Antonietta Lo Cicero, per invitarla a recarsi dalle figlie perché “era successa qualcosa”.
Una coincidenza quantomeno suggestiva è pure quella dell’incidente denunciato da più testimoni oculari in cui una donna bionda con sfumature rosse – esattamente quelle che allora aveva Anna Corona – si sarebbe scontrata, a bordo di un’auto blu, contro un marciapiede, per poi dileguarsi con la stessa velocità con la quale aveva compiuto quella manovra maldestra.

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