Mafia, ispettore polizia accede a dati e favorisce pregiudicati, condannato - QdS

Mafia, ispettore polizia accede a dati e favorisce pregiudicati, condannato

Mafia, ispettore polizia accede a dati e favorisce pregiudicati, condannato

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martedì 08 Giugno 2021

Il difensore dell'ex ispettore annuncia il ricorso in appello. Ma il tribunale non sembra avere dubbi su quanto accaduto e sulla sua frequentazione abituale con i pregiudicati

L’utilizzo “non istituzionale” delle informazioni apprese con un accesso abusivo alla banca dati ‘SdiWeb’ del ministero dell’Interno su soggetti sottoposti a indagine, ha provocato una “rovinosa (…) fuga di notizie”. Le informazioni ricevute, infatti, sono state “proficuamente impiegate a vantaggio” del pregiudicato Maurizio Giovanni Sorrentino e dei suoi “sodali nel traffico di stupefacenti”.

Lo si legge nelle motivazioni della condanna a 3 anni e 9 mesi di carcere per un ex ispettore della Polizia di Stato, in forze al commissariato Comasina di Milano, che avrebbe ottenuto informazioni riservate su Giacomo Tamburello, Nicolò Mistretta, Maurizio Sorrentino e Antonio Messina, arrestati a novembre 2019 nell’ambito di un’inchiesta su un’associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana.

Nel provvedimento si ricostruisce che l’ex ispettore, che aveva “conosciuto e frequentato abitualmente” il pregiudicato Sorrentino, aveva “ricercato il suo nominativo nella banca dati Sdi” per poi “verosimilmente” comunicargli quanto appreso. Secondo i giudici “è così agevole supporre che Sorrentino, incontrando quindi il suocero Antonio Messina a Milano, lo ragguagli su quanto appreso e che dunque Messina appena tornato in Sicilia si attivi per annullare l’importazione dello stupefacente”. I giudici della decima penale hanno anche condannato a sei mesi di reclusione un ex militare della Guardia di Finanza di Milano per rivelazione di segreto d’ufficio.

Il difensore dell’ex ispettore, l’avvocato Gabriele Maria Vitiello, ha già annunciato ricorso in appello contro la sentenza. “E’ un processo altamente indiziario – ha sottolineato il legale – ove gli indizi non sono precisi. Il mio assistito ha servito lo Stato per oltre 40 anni, senza aver mai avuto alcun tipo di procedimento penale né disciplinare. Vi è un accesso fatto ai sistemi solo perché il suo lavoro da responsabile in Comasina ne permetteva l’ingresso e non per agevolare chicchessia né tantomeno un suo conoscente”.

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