La questione, affrontata nel corso di una delle ultime sedute della Commissione consiliare competente, ha provocato un acceso confronto tra rappresentanti politici e sindacati
MESSINA – Un fenomeno da monitorare con strumenti idonei. La dispersione scolastica non è sempre rappresentata dai numeri che vengono resi noti, spesso si improvvisa e si sottovaluta il fatto che sull’attendibilità di ogni report si basano gli interventi che dovrebbero essere avviati per contrastare l’abbandono del percorso formativo e prevenire la devianza minorile.
Ha suscitato non poche perplessità quanto è emerso dai lavori della Commissione consiliare, presieduta da Dino Bramanti, sul fenomeno nelle scuole messinesi dove si registrerebbero delle percentuali di dispersione tra i più bassi della Sicilia. Allo stesso tempo, però, si dice anche che la pandemia ha evidenziato un disagio che già nel 2019 era stato oggetto di attenzione. Per fare chiarezza è stata programmata un’ulteriore discussione il prossimo 30 giugno. Ma nel frattempo alcuni consiglieri comunali e rappresentanti sindacali hanno chiesto alla presidenza del Consiglio di conoscere metodologie e documenti relativi all’indagine condotta e dai quali emergerebbe che la Città dello Stretto ha meno abbandoni. Ci si chiede poi come mai in questa analisi effettuata, non si sappia in quanti Istituti messinesi non sia stato coinvolto l’Osservatorio d’area sulla dispersione scolastica, istituito presso l’Ic Albino Luciani e di cui fanno parte oltre i dirigenti delle direzioni didattiche anche sindaci, servizi sociali, Asp e volontariato.
“La propensione all’abbandono più consistente – ha dichiarato Bramanti – si registra ancora nel Sud Italia (1,12% scuola media, 3,9% scuola superiore). La Sicilia è tra le regioni con il tasso di dispersione scolastica più alto d’Italia (1,2%) e il momento più critico è la transizione tra le medie e le superiori, quando il tasso di abbandono raggiunge anche il 5%. Messina si comporta meglio delle altre città siciliane, con percentuali molto più basse della media regionale. Per la scuola primaria, l’indice è dello 0,45%, con la media regionale che si attesta allo 0,57. Nella scuola secondaria di primo grado, la percentuale è del 2,30%, la più bassa dell’isola”.
Ha chiesto chiarezza il segretario generale Flc Cgil Pietro Patti, in particolare sulla metodologia utilizzata per l’elaborazione di questi dati, quante scuole sono state coinvolte e chi ha condotto l’indagine. “Considerata l’importanza della materia trattata – ha affermato Patti – ci chiediamo perché non sono stati coinvolti i soggetti istituzionalmente preposti alla conduzione di questo tipo di indagine come l’Osservatorio sulla dispersione scolastica, l’ex provveditorato agli studi di Messina, i servizi sociali, l’operatore psicopedagogico territoriale”.
“A stupirsi – ha evidenziato Patti – è stata anche la preside del comprensivo Albino Luciani dove è stato istituito l’Osservatorio, l’unico organismo preposto a ufficializzare i dati sulla dispersione. Non certo la Commissione consiliare, che probabilmente si è basata su informazioni raccolte in alcune scuole in via ufficiosa”.
I dati presenti sul sito dell’Osservatorio d’Area sono però aggiornati al 2018, con una percentuale media sulla dispersione scolastica abbastanza contenuta con punte più elevate negli istituti tecnici e professionali; quello che emerge in particolare però è il divario ancora esistente tra scuole del centro e quelle delle periferie. “Per funzionare – ha detto Bramanti – l’Osservatorio ha bisogno di finanziamenti e soprattutto di più sinergia tra gli Enti che lo costituiscono. Sono poco presenti sul territorio i servizi sociali e spesso sono gli insegnanti che vanno a casa degli alunni che si assentono per parlare con le famiglie”.
Anche la Commissione consiliare alla fine ha evidenziato criticità, contraddicendo l’iniziale ottimismo. “I servizi dell’Asp – ha concluso Bramanti – faticano a evadere tutte le richieste di supporto al disagio mentale degli adolescenti. Un disagio che già prima della pandemia da Covid interessava dal 10 al 15% dei minori, in una realtà in cui la dispersione scolastica raggiunge punte del 16% e dove a gennaio del 2020 veniva lanciato dalla Prefettura un allarme baby gang”.