Qualcuno osserva che la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria di fatto costituiscono un forte sostegno dello Stato alle stesse regioni del Nord, quindi una sorta di assistenzialismo seppur diverso da quello del Sud.
Ma mentre qui da noi lo scambio fra voto e bisogno è strutturale e non arriva mai a produrre ricchezza, la situazione della cassa integrazione è comunque transitoria e non appena l’economia ricomincia a funzionare a regime, sparirà come è capitato nei periodi buoni.
La disastrata situazione economica del Sud è conseguenza di 62 anni (da quando è stata promulgata la Costituzione) di Governi che hanno privilegiato l’iniquità, destinando la stragrande parte delle risorse alle regioni del Nord e poca parte a quelle del Sud. Con l’aggravante che gli amministratori locali non le hanno sapute spendere e hanno partecipato al banchetto di estesa corruzione che le ha falcidiate.
La constatazione che il tasso infrastrutturale del Sud è circa la metà di quello del Nord è sotto gli occhi di tutti. L’ultimo tentativo delle Ferrovie dello Stato di sospendere il traghettamento dei treni nello Stretto è la conseguenza di un imbarbarimento della politica, la quale non agisce in base a principi equi, ma solo per seguire gli interessi di questa o di quella corporazione.
Il Governo Berlusconi, soggiogato dalla Lega, ha continuato in questa politica dissennata, ritardando oltre ogni limite il trasferimento di risorse al Sud, principalmente di quelle destinate alla costruzione di opere pubbliche. C’è di più: l’endemico ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, stimati in oltre 60 miliardi di lire, di cui solo cinque in Sicilia. Questi ritardi hanno stremato i fornitori e messo in bilico migliaia di stipendi dei loro dipendenti.
E poi c’è il solito, enorme ostacolo che è costituito da una burocrazia malsana e da burocrati irresponsabili. In questo stato di cose vi è una preponderante responsabilità delle Regioni che hanno fatto della loro attività un canale di clientelismo, mentre dovevano essere organismi preposti alla progettazione e alla programmazione di piani di sviluppo che non hanno mai visto la luce.
Noi ci rifiutiamo di pensare che essere meridionali vuol dire essere incapaci. Ci rifiutiamo anche perché è universalmente riconosciuta la capacità dei meridionali quando non stanno nel Meridione. Chissà perché chi lavora nel proprio ambiente deve comportarsi da subnormale, termine usato involontariamente per sé stesso dal non dimenticato Mike Bongiorno.
Noi ci rifiutiamo di pensare che non ci siano in noi stessi le risorse per ribaltare questo stato di subordinazione infrastrutturale e ci rifiutiamo di pensare che non siamo capaci di amministrare in modo ordinario i nostri Comuni e le nostre Regioni.
A bocce ferme, però, nulla cambia o cambia in modo gattopardesco. Per cambiare sostanzialmente ci vuole una ventata nuova e un progetto che susciti entusiasmo, quasi tifo, come quello che fanno i sostenitori nei confronti della propria squadra, se vince. Purtroppo, all’orizzonte non si vedono le personalità capaci di suscitare entusiasmo, e questo è l’aspetto peggiore della situazione in cui ci troviamo. Eppure, i nuovi protagonisti devono emergere, oppure c’è il buio profondo.