Chi è svelto cresce, chi è lento bivacca - QdS

Chi è svelto cresce, chi è lento bivacca

Chi è svelto cresce, chi è lento bivacca

martedì 03 Agosto 2010
La rapidità del nostro pensiero e del nostro modo di agire è conseguenza di un addestramento che comporta la sintesi e l’abitudine a prendere decisioni ed attuarle.
Nello sport, chi è più rapido vince, il tempo misura la performance di ogni partecipante. Esso è spietato, ma al pari netto e non dà luogo ad equivoci.
Va da sè che non basta essere rapidi, perchè raggiungere le migliori prestazioni ha dietro un grande bagaglio di allenamenti psico-fisici. è insieme, la capacità di lavorare in squadra, cioè miscelando le proprie capacità con quelle degli altri, in modo che il risultato non sia una somma, bensì una moltiplicazione.
Nella vita accade come nello sport, nè più nè meno. Stolto è colui che ritiene di poter fare tutto da solo. Ognuno deve mettercela tutta, ma poi deve cercare la collaborazione degli altri, in modo tale da raggiungere i migliori risultati nel tempo più breve.
Ecco che ritorniamo alla clessidra o al metronomo che scandisce senza tregua il tempo, evidenziando subito chi va fuori dalla cadenza.

La vivacità dell’intelletto è il punto di partenza per crearsi un modo veloce d’agire, ma ci vogliono altri fattori. La cultura più estesa possibile, la conoscenza e i saperi che possiamo immagazzinare, lo studio dei comportamenti degli altri e, soprattutto, la capacità di individuare gli errori che commettiamo o quelli altrui in modo da evitare, nel limite del possibile, di commetterli.
È questa la debolezza della persona umana: cadere in errori commessi, non importa da chi, anche perché la nostra memoria tende a cancellare le vicende meno recenti. Sosteneva questa tesi Giulio Raimondo Mazzarino, cardinale ma non prete, primo ministro del Re sole, Luigi XIV, il quale fece un volumetto, dal titolo: “Il breviario dei politici”, pubblicato nel 1684. Con esso ammoniva i politici dell’epoca: “Mentite, mentite, mentite tanto la gente non ricorderà”.
Se così non avvenisse non si spiegherebbe come tanti dinosauri della politica, che hanno costantemente mentito nella loro vita, ancora oggi siano in prima fila nell’agone pubblico e riscuotano consensi.

 
Chi è svelto cresce, chi è lento bivacca. In quest’ultimo caso ci salta subito all’occhio l’immagine del messicano che sotto il sole resta immobile non scacciando la mosca appollaiata sul suo naso. Quanta gente si comporta in questa maniera, pensando che qualcun altro dovrà risolvere i suoi problemi, per esempio, nel lavoro, ove cittadini di sana e robusta costituzione aspirano a diventare precari pubblici e non, invece, ad acquisire competenze che li rendano idonei alle opportunità di lavoro che, ribadiamo per l’ennesima volta, in Sicilia sono decine di migliaia.
Come possono costoro restare con la mente intorpidita e non muoversi dinamicamente per innestarsi nella ruota del lavoro produttivo che li farebbe crescere umanamente e professionalmente? Vi sono, invece, tanti bravi siciliani, giovani e meno giovani, che hanno intrapreso la crescita professionale perché il loro cervello è svelto, perché la loro volonta è forte, perché la propria capacità di sacrificio è sviluppata. Questi siciliani perseguono la qualità, poco diffusa, ma che è alla base della crescita.

Non pensiamo di scrivere cose nuove perché sotto il sole non c’è niente di nuovo. L’innovazione consiste nel mettere in moto fattori conosciuti i quali generano fattori sconosciuti. Pensate, per un momento, che il pentagramma musicale contiene solo sette note. Però, la loro combinazione crea musiche diverse, suoni diversi, nuovi o che riproducono melodie già udite. La musica è un linguaggio universale. Si può essere europei, nord o sudamericani, asiatici, australiani o africani, il suono media tutti i linguaggi. Non si capisce come nessun ricercatore abbia trovato il modo di unificare le lingue di tutti i popoli della terra sul modello della musica. Se qualcuno vi riuscisse sarebbero abbattute tutte le barriere fra chi parla lingue diverse. Noi non disperiamo che si giunga a questo risultato.
C’è chi pensa e c’è chi ritiene che pensare sia un optional. C’è chi cerca soluzioni ai problemi e chi si perde dietro ai problemi, c’è gente concreta (una minoranza) ed un’altra parte evanescente (la maggioranza). Per questo si cresce poco, anche con l’alibi di un’antica tradizione.

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