Lavoro “in rosa”: Sicilia in coda per numero di donne manager - QdS

Lavoro “in rosa”: Sicilia in coda per numero di donne manager

Lavoro “in rosa”: Sicilia in coda per numero di donne manager

mercoledì 14 Luglio 2010

Studio della Gea sul management femminile: l’Italia con il 6,9 % è indietro rispetto ai paesi sviluppati. L’Isola è penultima in Italia con solo il 2,5 % di presenze ai vertici aziendali

ROMA – Notizie sempre poco confortanti per il versante “rosa” del mondo del lavoro siciliano. La nostra Regione si colloca, infatti, al penultimo posto in Italia per la presenza di manager aziendali donna con una percentuale del 2,5 %, davanti solo all’Abruzzo che è ultimo con l’1,9 %.
È il risultato della ricerca “Donne: motore per lo sviluppo e la competitività” effettuata da Gea-Consulenti Associati e svolta su un campione di 1.800 medie e grandi aziende italiane per la Fondazione “Bellisario”, che assegna ogni anno il premio la “Mela d’Oro”, un prestigioso riconoscimento per le donne che si sono distinte nella professione, nel management e nella scienza, nell’economia e nel sociale.
In generale, comunque, il dato è negativo non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia che sembra ancora decisamente indietro nella diffusione di management al femminile, rispetto agli altri paesi europei. Il primato tra le regioni spetta, infatti, al Piemonte ma solo con l’8,4 % di donne che assumono posizioni di vertice nelle aziende, seguito da Lazio e Toscana con l’8,2 % di manager “rosa” e dall’Umbria, terza con l’8,1 %. Inoltre, su 11.730 posizioni di vertice e di “prima linea” analizzate, sono solo 809 le donne manager, ossia pari al 6,9 %. Una percentuale sconfortante se paragonata alla realtà degli altri paesi avanzati, dove le donne manager che prendono decisioni raggiungono anche il 35 % del totale. A quanto pare, invece, il 93 % di coloro che nelle imprese italiane ricoprono i ruoli amministrativi e dirigenziali sono sempre gli uomini.
Difficile, per le donne,  anche la possibilità di entrare a far parte del top management aziendale: su 809 manager donne censite, infatti, solo il 36 % ricopre le posizioni al vertice delle società con il 12,2 % di presidenti, l’11,2% di consiglieri d’amministrazione, 9,3 % di amministratori delegati e solo il 3,6 % di direttori generali.
Esistono, però, settori industriali e funzioni aziendali in cui la presenza femminile è maggiore. I primi tre settori con donne nei ruoli decisionali sono quelli del tessile/abbigliamento (15,1%), dei beni durevoli per la casa (13,7 %) e del farmaceutico (12,1%). Sotto la media sono, invece, settori come l’energia (6 %) e la chimica (5,9 %), mentre decisamente poco “femminili” sono il petrolifero (2,9 %) e il bancario (4,1%). Nei ruoli di prima linea, invece, le donne sono più impegnate nella gestione del personale (15,5 %), nel marketing (10,5 %) e nell’amministrazione (9%).
L’indagine della Gea-Consulenti Associati è la prima in Italia effettuata anche sul top management oltre che sui componenti dei consigli di amministrazione, fotografando il gender gap esistente nelle imprese, partendo da parametri quantitativi, per giungere a considerazioni qualitative.
Lo scopo della ricerca è stato quello di individuare, attraverso un questionario somministrato a 6.000 manager di 24 diversi comparti dell’industria, il contributo distintivo apportato dalle professionalità manageriali femminili allo sviluppo delle imprese italiane, definire gli strumenti operativi e le soluzioni concrete per accelerare la crescita delle donne nelle aziende nei prossimi 3/5 anni e valutare le competenze negoziali delle manager.
 
 

 
 
ROMA – Le donne risultano essere, dunque, sottorappresentate nelle posizioni di vertice delle aziende, ma la ricerca di Gea-Consulenti Associati le indica anche come motore di sviluppo e competitività aziendale. “Il nostro studio – conferma Enzo Losito Bellavigna della Gea – evidenzia come, soprattutto in questo momento di crisi, le aziende italiane dovrebbero puntare sulle donne manager, perché quando si parla di caratteristiche femminili distintive sul versante gestionale, gli uomini (53%) e le donne (71%) concordano sulla propensione da parte di queste ultime ad innovare e a gestire il cambiamento, poiché vengono loro riconosciute grandi capacità di ascolto, intelligenza emotiva e creatività”.
Per uscire dalla crisi economica occorre puntare sulle donne. I motivi che spiegano, invece, la scarsa propensione delle aziende ad affidarsi a manager donna sono indicati dagli intervistati nella loro minore attitudine a gestire dispute, conflitti e stress. La “capacità di negoziazione”, che il 57% delle donne e il 71% degli uomini vede maggiore in questi ultimi è ritenuta, infatti, essenziale nella relazione con i clienti e nella costruzione del consenso. (mm)

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