In effetti, la locuzione si riferiva ai tagli e non all’evasione, quindi la novità consiste nel fatto che il Governatore ha spostato il bersaglio verso l’evasione fiscale e contributiva. La connessione è che non incassando 120 mld € lo Stato non può ridistribuire risorse soprattutto ai ceti più deboli anche attraverso servizi sociali indispensabili ad anziani, ammalati e bambini.
La tiepida approvazione della manovra, da parte di Draghi, conferma che essa è stata fatta all’acqua di rose. Il ministro Tremonti sa perfettamente che la questione riguarda l’abbattimento del debito pubblico, che passa attraverso l’avanzo e non il disavanzo annuale.
Intendiamoci, non l’avanzo primario – cioè l’eccedenza delle entrate rispetto alle uscite senza tener conto degli interessi passivi sul debito pubblico – ma l’avanzo che abbia coperto tali interessi, in modo che vada a decurtare il debito. La conseguenza è che negli anni successivi tali interessi diminuirebbero, liberando risorse per investimenti.
Draghi ha centrato il cuore della sua relazione sull’aumento delle entrate, non in conseguenza di nuove o maggiori imposte, bensì sulla scoperta di redditi nascosti. Forse la sua attenzione poteva essere più precisa, elencando i numerosissimi sprechi dello Stato nei suoi tre livelli, centrale, regionale e locale, e dei privilegi della Casta politica, dove numerosissimi ex continuano a mangiare sulla greppia pubblica, cioè sui nostri soldi, anziché vivere solo delle pensioni.
Ci riferiamo, a titolo di esempio, a ex (presidenti di Repubblica, presidenti del Consiglio, ministri, presidenti di Regione e via elencando) che continuano ad avere uffici, segretarie, auto blu, rimborsi di spese telefoniche e viaggi aerei e ferroviari, tutti a carico nostro. Una vergogna.
Impensabile che la Presidenza del Consiglio rinunzi anche ad uno dei cinquemila dipendenti, una massa pletorica di gente inutile (ma poi vi è una minoranza che lavora seriamente e duramente) se confrontata con le poche centinaia di dipendenti della cancelliera Merkel o del presidente Sarkozy.
Draghi non ha puntato il dito sulla cancrena che c’è nella pubblica amministrazione, cioè su quella corruzione che dilaga ogni giorno di più perché è venuto meno il codice etico dei comportamenti pubblici. Tutti tengono famiglia e ognuno giustifica l’altro perché ha la riserva di commettere a propria volta violazioni.
Probabilmente è questo il nocciolo della rivoluzione che euro e patto di stabilità stanno silenziosamente creando nel nostro Paese, con maggiore incidenza nel Mezzogiorno. Finalmente ministri e direttori generali da un canto, presidenti di Regione e dirigenti regionali dall’altro, sindaci e dirigenti locali dal terzo lato del triangolo devono capire che le risorse pubbliche vanno spese in base a Piani industriali e non a metodi clientelari che favoriscono questo o quello. Questa rivoluzione l’avevamo preannunciata negli anni Duemila e dopo dieci anni gli effetti si cominicano a sentire. Anche i falsi sordi si dovranno piegare all’evidenza dei fatti. Non è mai troppo tardi.