Diffusione dei giornali e vendite degli spazi pubblicitari in calo, analisi di cause e soluzioni. Armao: “Operativi entro fine maggio attingendo dai Fondi europei e dai Fas”
PALERMO – “Dall’Editoria arriva un vero e proprio bollettino di guerra: diffusioni e vendite in forte calo, difficoltà nel mercato pubblicitario. Ad accentuare la crisi, poi, l’avversione tutta italiana per la lettura e in particolar modo quella dei giovani verso i quotidiani. E in più, il monopolio televisivo e l’ascesa dei nuovi media”.
È impietosa l’analisi di Angelo Sajeva presidente e amministratore delegato della Mondadori Pubblicità, intervenuto nel dibattito “Verso una legge sull’editoria in Sicilia” che si è svolto nei giorni scorsi a Palermo presso l’Albergo delle Povere e al quale hanno partecipato esponenti del mondo del giornalismo, della pubblicità, del marketing e dell’amministrazione pubblica.
Il rischio più grande, secondo Sajeva, è quello di limitarsi alla rassegnata presa d’atto dei problemi esistenti senza avere il coraggio di trovare nuove formule per la diffusione dei contenuti. Sajeva è poi entrato nel merito della crisi. Per parlare di ricavi, a esempio, la componente principale resta senza dubbio quella della pubblicità locale che tutt’oggi non teme competizioni di sorta. Ma il discorso cambia radicalmente se si affrontano le voci della pubblicità di servizio e degli annunci economici, ovvero la pubblicità rubricata. Questi settori soffrono la concorrenza del web dato che internet offre spazi del tutto gratuiti.
“Girando per le strade di Palermo – ha sottolineato Sajeva – non ho visto molte copie di giornali, ma mi ha colpito notare quanti telefonini di nuova generazione siano presenti sul mercato. Da qui la mia riflessione: oggi l’informazione deve essere fatta in modo più dinamico, più accessibile alle masse, sfruttando il mobile e snellendo i costi onerosi di carta e manodopera”.
Un futuro dunque sempre più digitale e un’informazione sempre meno legata ai settori tradizionali della carta stampata e della stessa emittenza televisiva? E che tipo di cambiamento è comunque auspicabile e possibile in questo settore? Per Domenico Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano “La Sicilia”, l’innovazione del sistema non è esente da alcuni rischi: “Non si può andare avanti – ha detto – senza una naturale evoluzione del mestiere. L’importante è ragionare secondo un’ottica ampia, non ancorata al breve periodo di crisi che viviamo. Dobbiamo guardare oltre, andare alla ricerca di un equilibrio che porti a un mercato, magari più piccolo, ma sereno e stabile”.
Il direttore del Quotidiano di Sicilia Carlo Alberto Tregua a questo proposito ha rilanciato alcuni capisaldi del documento che è stato presentato dalla Federazione Italiana degli Editori, auspicando interventi nel rispetto del mercato e dell’impresa che consentano ad ognuno di camminare con le proprie gambe verso l’obiettivo comune di uno sviluppo depurato da qualsiasi tipo di clientelismo. “La Sicilia – ha detto Tregua – non ha bisogno di buone intenzioni ma di rapidi interventi sul mercato. Siamo di fronte a un grave dissesto economico.
“La pubblica amministrazione è tra l’altro debitrice di 4 miliardi nei confronti delle imprese. E quando l’economia di una regione non cresce secondo il trend nazionale, le cause sono da ricercarsi nel cattivo operato del proprio governo. Noi editori chiediamo in primis che vengano applicate le leggi già esistenti in virtù dei principi fondamentali della Costituzione”.
E tra questi, principio fondamentale, ha sottolineato il direttore del QdS, è quello della trasparenza: “Siamo di fronte non solo a una crisi dell’editoria ma a quella più grave dell’intero sistema democratico. Le cose però possono e devono cambiare grazie alla nostra grande forza: un’autonomia indipendente da qualsiasi classe politica”.
E proprio dal fronte politico, è arrivato l’impegno dell’assessore regionale ai Beni Culturali Gaetano Armao: “Abbiamo una legge già pronta per dare sostegno alle imprese editoriali, dovremmo essere operativi entro fine maggio attingendo dai fondi europei e dai Fas.”