Asili nido, in Sicilia carenza di strutture - QdS

Asili nido, in Sicilia carenza di strutture

Asili nido, in Sicilia carenza di strutture

mercoledì 29 Settembre 2021

In affanno mamme e papà che lavorano. Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia ci surclassano. Cittadinanzattiva: “Appena 400 e 12mila posti disponibili, tra le peggiori perfomance nazionali”

PALERMO – In Sicilia pochissimi asili nido: soltanto 434 strutture di questo genere per un totale di 12 mila bambini da ospitare. Un numero proporzionalmente nettamente inferiore, ad esempio, alla Lombardia, che a fronte di una popolazione di dieci milioni di abitanti, quindi il doppio della Sicilia, ha però quasi 2.400 strutture a disposizione e la disponibilità per accogliere 64 mila bambini, circa 6 volte il numero dei posti disponibili nell’isola.

Ma ci sono moltissimi altri esempi similari che si possono fare: il Lazio, che ha circa 800 mila abitanti in più, rispetto alla Sicilia conta il triplo degli asili nido (1.200) e dei posti disponibili (42 mila); o addirittura la Toscana, che ha 3,7 milioni di abitanti e il doppio degli asili nido rispetto alla Sicilia (ben 850 e 12 mila posti disponibili). Ancora, l’Emilia Romagna che, pur avendo mezzo milione di abitanti in meno rispetto alla Sicilia, conta ben mille asili nido, quasi il triplo di quelli siciliani, e la stessa proporzione si ripropone in termini di posti disponibili (36 mila).

Una condizione che si ripercuote sulla condizione lavorativa soprattutto delle donne: la mancanza di strutture che permettano di gestire lavoro e famiglia allo stesso tempo porta, in gran parte dei casi, alla rinuncia, da parte della componente femminile della famiglia, al proprio rientro nel mondo del lavoro dopo la gravidanza e la maternità. Proprio per cercare di sostenere le famiglie, nel Consiglio Europeo di Barcellona (2002) fu fissato come target per gli stati Ue il raggiungimento di 33 posti ogni 100 bambini, sfida poi recepita anche nella normativa nazionale.

I numeri siciliani sono ben lontani, purtroppo, dal raggiungimento dell’obiettivo. E le strutture in cui vengono svolte le attività didattiche e ricreative sono spesso vecchie, non a norma con le normative di sicurezza che dovrebbero essere la norma per tutte le istituzioni scolastiche. I dati vengono fuori dal XIX rapporto dell’osservatorio civico sulla sicurezza a scuola di Cittadinanzattiva, all’interno della campagna “Impararesicuri”, che si svolge in collaborazione con il dipartimento della protezione civile e il ministero dell’istruzione. In Sicilia l’8% degli asili si trova in costruzioni realizzate prima del 1975, il 39% in strutture costruite dopo il 1976, mentre il 53% delle strutture contattate non ha risposto al quesito.

Anche in materia di sicurezza la Sicilia rimane ben al di sotto degli standard medi italiani: se nella regione appena il 30% delle strutture esistenti ha un collaudo statico o l’agibilità, in altre regioni il numero è nettamente superiore. In Friuli addirittura siamo al 100%, quasi tutte le altre regioni italiane raggiungono almeno lo standard del 50%; peggio della Sicilia fanno solamente Lazio (27%) e Calabria (25%). Una condizione, anche in questo caso, che va sanata al più presto, perché i bimbi possano vivere buona parte delle loro giornate in ambienti sicuri.

Una strada da percorrere è sicuramente quella che si legge nel Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede, nella ‘Missione 4 C1’ un piano di investimenti per asili nido, scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. A questo riguardo si legge: “Con questo progetto si persegue la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale. La misura consentirà la creazione di circa 228.000 posti”.

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