La clessidra della Storia e, forse, della Giustizia può essere fermata, con artefizi socioculturale, se non addirittura scolastici, come in Matrix, ma non indefinitamente
Come nel malinconico film di Luchino Visconti la fine di un’era aveva sentire di predestinazione. Da oltre un anno il Sindaco Orlando veniva quasi, anche personalmente, implorato di avere un barlume di resipiscenza, abbandonando il trono della sua Camelot, la nostra Alcatraz.
Il problema non è giudiziario, quello è un binario che farà il suo accidentato corso, è storico.
La clessidra della Storia e, forse, della Giustizia può
essere fermata, con artefizi socioculturale, se non addirittura scolastici, come
in Matrix, ma non indefinitamente.
In una Repubblica per alcuni, ma non per tutti, garantista, l’avviso di garanzia è un atto a favore degli imputati.
Ma non per Leoluca Orlando Cascio che è già passato alla
storia, quella con la esse minuscola, per l’aforisma che tanto male fece a
Giovanni Falcone.
Il sospetto è l’anticamera della verità.
Cosa sospettano gli inquirenti? Che abbia fatto una partita
più che doppia, falsa addirittura, sui bilanci del Comune.
Ha ignorato i crediti delle partecipate, sostengono, o
aumentato fraudolentemente le entrate.
Il caso scuola è l’Amat dove non solo disconosce
importantissimi crediti da questa vantati e richiesti per via giuridica al
Comune, ma chiede aumentando artefattamente le entrate, una valanga di soldi
per tasse comunali.
L’Amat resiste e fa annullare, avendo ragione in giudizio, la
devastante cartella esattoriale del Comune.
Il Golia Leoluca mi cade a causa di un Cimino.
Cade anche il dogma che voleva Orlando Cascio più infallibile
del Papa sulla virtù cardinale della Giustizia.
Lui che era il Leviatano, figura mitologica, e quindi
deificante, che conteneva in un’unica persona la Trinità del potere,
ideologico-spirituale, di quello amministrativo pratico, di quello spregiudicantemente
politico.
Ma nonostante i suoi quarant’anni di pervicace influenza
come dice una mia sapiente amica agricola, buontempo non dura tutto il tempo.
E l’inverno di un effimera primavera è arrivato.
Addio al trono dell’Olimpo.
Giovanni Pizzo