“Sostanzialmente nulla è cambiato lo stesso impegno che richiedeva 2 anni fa, lo richiede oggi, anzi, forse anche di più”.
“Sicuramente le cifre sono in calo rispetto a due anni fa, ma per alcune tipologie di furti e scippi, come quelli a viso scoperto, i dati sono in aumento, invece, sono in calo quelli relativi agli incendi. Questo non dimostra nulla perché credo che ormai sia uno scenario ricorrente anche nelle città come Palermo e Catania. è chiaro che non dobbiamo cadere nell’equivoco che ad un calo dei numeri può corrispondere un calo dell’impegno e, all’aumento dei numeri un’ aumento dell’attenzione”.
“Certo, solo che ancora qualcuno non l’ha capito, non ha inteso che l’attività di controllo del territorio non può avere delle accelerazioni e delle frenate in relazione agli allarmi lanciati attraverso un giornale, o in relazione al fatto che gli incendi a luglio sono maggiori rispetto ad agosto e meno di settembre. Caltanissetta è una realtà che richiede un impegno identico e costante a prescindere dai momenti più critici o meno”.
“Che sia adeguato non devo dirlo io. Dico che con le forze che abbiamo riusciamo a fare il massimo e a volte anche di più .Se poi tutto questo sia sufficiente non posso e non voglio dirlo io. Posso solo giudicare i numeri, però lei troverà sempre il quartiere che non avvertirà mai abbastanza la presenza dello Stato, anche se io sono convinto che questa presenza è continua.
Se una signora mi dice che non vede la volante da due giorni, vuol dire che non l’ha vista lei e non che non c’era, però, quello che conta è la percezione che ha la popolazione, sicuramente non affidabile al cento per cento, ma è il giudizio del cittadino che conta”.
“Non meno di tre volanti nell’arco di 24 ore, più le volanti della squadra mobile e delle Digos. Poi ci sono i giorni e i periodi in cui cerchiamo di intensificare, ma sono solo alcuni periodi perché purtroppo non ce lo possiamo permettere sempre”.
“Io credo in base ai numeri, alle segnalazioni, oppure quando ci avviciniamo al momento delle tredicesime, al momento del pagamento delle pensioni, è ovvio che intensifichiamo i controlli. È anche il contatto con la realtà che ci deve dire come dosare e come orientare le forze".
“Non trovo giusto che il poliziotto che sta dentro venga considerato come quello che mette timbri e basta, non è assolutamente di seconda classe.Dire che la tendenza a ridurre al minimo la presenza in ufficio ha vantaggio della presenza sul territorio, è scontato e reale. Non le so quantificare, ma le posso dire che basta un’incontro di calcio la domenica o ad esempio un corteo, che si ha bisogno di un impegno maggiore rispetto la quotidianità”.
“Non è facile da dire, perché noi quando parliamo di presenza su strada parliamo di servizi preventivi e repressivi. I servizi preventivi, sono caratterizzati dalle volanti, quando parliamo di servizi repressivi, invece, parliamo di tutto il resto: digos, squadra mobile, amministrativa, ufficio di immigrazione. Qundi lei capirà che il discorso è difficilmente quantificabile”.
“Il rapporto tra cittadini e poliziotto sta cambiando, è una cosa che si acquisisce col tempo e con i fatti. Io non credo che questa aumentata fiducia possa scaturire solo da un fatto personale. Io credo che questa distanza si possa ridurre e annullare, se il cittadino si accorgesse che chi sbaglia paga. Bisogna attuare la certezza della pena cioè chi ha commesso il reato deve essere punito .”
“Certo, ma il linguaggio degli studenti è sempre più allarmante. L’educazione alla legalità si fa a scuola, ma si deve fare a casa, per la strada".
“Certo, ma le forze dell’ordine catturano lo spacciatore, il mafioso, ma poi chi lo deve tenere in galera non è il poliziotto. E’ proprio in questo momento che purtroppo si inceppa il meccanismo. Molti cittadini non denunciano quello che vedono perché sanno che dopo poco tempo magari il “fuorilegge” sarà di nuovo libero. Tutto questo crea una sfiducia nelle forze dell’ordine”.