Nuova crisi in città, con cumuli di spazzatura ammassati sulle strade. Differenziata poco sopra il 10% e impianti saturi, Comune “condannato” a esportare i rifiuti a costi triplicati
CATANIA – Mentre la città vive ore di paura per l’uragano annunciato, un’altra emergenza, perenne, campeggia in tutte le strade del territorio comunale, dove anche i cumuli di rifiuti “esondano”, ma dai cassonetti della spazzatura. Nella foto grande che pubblichiamo oggi in pagina, scattata ieri mattina in un momento di tregua “meteorologica”, è possibile ammirare il “fiume” di munnizza che da via Duca degli Abruzzi arriva a invadere la rotonda di piazza della Guardia.
Una vergogna di per sé che rischia di diventare anche un ulteriore problema igienico-sanitario con l’alluvione. Nei giorni scorsi, infatti, la spazzatura ha finito per “spalmarsi” nei pressi delle “micro-discariche”, con rifiuti trascinati dalla violenza delle piogge anche per centinaia di metri.
Stando a quanto dichiarato dall’assessore Fabio Cantarella e, nei giorni scorsi, anche dai sindaci dei Comuni di Acireale e di Aci Sant’Antonio, la situazione è nuovamente precipitata a causa delle nuove limitazioni imposte dalla discarica Sicula Trasporti. “I mezzi delle varie imprese di igiene ambientale – si legge in una nota del Comune di Acireale – restano ancora incolonnati all’ingresso della discarica di Lentini, nell’attesa di potere conferire i rifiuti e, quindi, non possono fare rientro nelle sedi di competenza per essere destinati, poi, alle successive raccolte, non solo del ‘secco’ ma di qualsiasi genere di rifiuto. In questo senso, hanno influito anche le avverse condizioni atmosferiche, tali da procurare seri disagi alla viabilità ed alle piattaforme di conferimento dei rifiuti differenziati”.
Il piano della Regione di temporeggiare per sessanta giorni dividendo i rifiuti tra le discariche non ancora sature non sta dunque funzionando e l’assenza di impianti, a partire dai termovalorizzatori, “condannerà” la Sicilia a esportare la spazzatura fuori da confini isolani, a prezzi triplicati.
“La Regione si svegli – ha dichiarato ne giorni scorsi l’assessore all’Ecologia del Comune di Aci Sant’Antonio, Quintino Rocca – perché i Comuni non possono più subire queste inefficienze. Chi più chi meno siamo arrivati a percentuali alte con grandi sacrifici per tutti i cittadini, abbiamo lasciato le buste miste, abbiamo intensificato i controlli nei condomini, abbiamo incentivato il più possibile la raccolta differenziata, ma se dopo tutto questo il sistema implode così facilmente, senza che nessuno muova un dito, si rischia allora davvero di giocare sulla pelle dei cittadini e far perdere loro la fiducia nelle istituzioni”.
Va detto però che la differenziata non è una pratica omogenea nella provincia etnea: la Città dell’Elefante è l’ultima della classe con percentuali di raccolta pressoché ridicole, di poco superiori al 10%. La Regione ha le sue colpe, ma le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi decenni (non solo quella in carica) hanno una bella fetta di responsabilità.