Mancano strutture ricettive a bassi costi: una carenza strutturale che tiene lontani i turisti dalla Sicilia. Da 10 anni non si creano altri percorsi e i posti letto, seppur aumentati, restano vuoti
PALERMO – Post letto aumentati, turisti che però diminuiscono. In pratica tanti investimenti in Sicilia per non avere alcun ritorno.
A queste conclusioni è arrivata la Federalberghi che ha potuto notare una totale discrepanza tra le disponibilità dei posti letto e l’utilizzo da parte del visitatore. Una Sicilia che quindi dovrà lottare per conquistarsi nuove fette di mercato, questo è certo. Appare a tutti evidente che l’attuale offerta non soddisfa più il turista e quindi in Sicilia, per il prossimo futuro, si devono trovare delle valide alternative. Anche per cercare di dare risposta ai tanti imprenditori che hanno investito ultimamente.
Solo in provincia di Palermo, riferisce Federalberghi, i posti letto sono aumentati del 10 per cento rispetto allo scorso anno. “Di contro – dice il fresco eletto presidente di Federalberghi Palermo, Nicola Farruggio, le presenze turistiche hanno subito una contrazione del 25-30 per cento”. Ma perché si registra questo calo di presenze sull’Isola? “è anche un problema di offerte – continua Farruggio – in quanto sono rimaste tale e quali a quelle formulate 10 anni fa. Non si può far leva sempre sui percorsi tradizionali che sono monumenti e mare anche perché su queste caratteristiche possono puntare tanti altri territori in Italia e quindi si rischia di non essere altrettanto attrattivi. Come Federalberghi puntiamo a rafforzare il rapporto con le istituzioni. Occorre capire se Palermo e la provincia vogliono essere, ad esempio, località di turismo o di commercio”.
Esiste un altro problema reale a livello infrastrutturale per la Sicilia ed è quella della mancanza di diversificazione dell’offerta di posti letto. Andiamo ad esempio in provincia di Trapani: qui mancano gli ostelli, cioè quei posti letto a bassi costi. Lo hanno detto la quasi totalità dei turisti che si sono rivolti all’Info Point installato a Trapani per accogliere il turista. Per l’esattezza ben il 75 per cento ha rivelato, tra le altre criticità, di non avere trovato posti letto a bassi costi.
“Non ci sono ostelli a 20 euro a notte ma solo hotel di alti costi per il pernottamento” hanno scritto nel questionario a cui sono stati sottoposti. Questo è uno dei tanti limiti della Sicilia turistica specie in questo momento di particolare difficoltà per le famiglie. Oramai il target medio del turista è quello dedito alla gita a bassi costi.
Ed infatti, ritornando proprio sulla provincia di Trapani, coloro i quali hanno fatto ricorso ad un volo low coast sono stati oltre il 90 per cento. Non a caso Federalberghi punta la sua attenzione sulle strutture extralberghiere: bed and breakfast su tutti.
Cinque anni fa, secondo l’associazione, gli alberghi occupavano quasi il 90 per cento del mercato mentre oggi la percentuale è scesa al 70 per cento. Il dato è anche legato all’offerta delle nuove strutture ricettive: in un b&b, talvolta, si trovano le stesse condizioni degli alberghi “3 stelle” a prezzi più convenienti. Il problema però è garantire una loro capillarità sul territorio. Inutile oggi insistere sulle strutture di un medio-alto lusso quando di moneta circolante ce n’è poco. Bisogna sapersi adattare al mercato.
Federalberghi. “Non si può lavorare solo per 5 mesi l’anno”
Riemergono i soliti limiti del turismo siciliano. Primo fra tutti quello della mancata destagionalizzazione dell’offerta: “Questo – aggiunge il presidente di Federalberghi Palermo, Nicola Farruggio – comporta inevitabilmente una contrazione della domanda e dunque finisce per penalizzare le strutture ricettive. Non si può lavorare in Sicilia soltanto per 5 mesi l’anno ma si deve allungare questa offerta”. La diretta conseguenza di questa situazione è quella di ridurre l’occupazione. è come far piovere sul bagnato se si considera che già il 9,3 per cento di turisti in meno era stato registrato nel 2008 dall’Osservatorio turistico della Regione Sicilia, il che aveva comportato a sua volta una prima riduzione di personale da occupare nelle varie strutture alberghiere. L’allarme, adesso più che mai secondo Confturismo, si chiama proprio lavoro in quanto è stato già perso il 4,5% di occupati negli alberghi nel solo mese di gennaio. In provincia di Messina il quadro è tragicamente negativo. “Una crisi devastante per il settore turistico – asserisce Pancrazio Di Leo, segretario generale della Fisascat Cisl di Messina – ma anche per il commercio e dei servizi. Rispetto allo scorso anno, a causa delle mancate riassunzioni di personale, nel turismo in provincia di Messina, lavora il 20-25% in meno di addetti”.