Anche le imprese più ricche ed innovative, che erano riuscite a crearsi un mercato all’estero, stanno attraversando un momento molto difficile, con gravi risvolti per il mantenimento dei livelli di occupazione. Palestre, centri di bellezza, negozi di ceramiche e perfino bar e ristoranti sono stati costretti a “calare la saracinesca”.
Secondo i dati diffusi da Unioncamere, nel primo trimestre di quest’anno si contano oltre due mila imprese in meno, e anche nelle province che tengono testa come Ragusa grazie alle imprese artigiane, si registra un incremento di procedure fallimentari. Per i sindacati il pericolo è serio: in bilico ci sono oltre 30 mila posti di lavoro.
I più grandi gruppi industriali presenti nell’Isola sono in grave difficoltà.
“La Regione e gli enti locali devono intervenire – sostiene Tuccio Cutugno, segretario provinciale di Catania della Fiom Cgil -. Così si rischia di impoverire il territorio. È incomprensibile, per esempio, come il cosiddetto “modulo 6” della Numonyx, nata da una joint¬venture tra Stm e Intel, una fabbrica che doveva competere con quelle asiatiche e che doveva occupare circa mille e 500 lavoratori, è rimasta una bellissima scatola antisismica vuota”.
“Abbiamo calcolato che ammontano a circa 4 miliardi, quasi il 5 per cento del Pil regionale, potrebbero avere un effetto imponente sull’economia siciliana – dice – ma non riescono a partire per lungaggini burocratiche.
Le cause sono molteplici: una pubblica amministrazione non efficiente, non sintonizzata con le esigenze delle imprese, molto autoreferenziale. Siamo certi che il governo della Regione stia lavorando per cercare soluzioni a questo problema, che rischia di essere più dannoso della stessa crisi”. Un “grande accordo anti-crisi che faccia leva sul fisco di vantaggio”, tra governo della Regione, parti sociali, banche, enti locali, è ancora la proposta avanzata da Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia.
“Il presidente della Regione seppellisca ‘l’ascia di guerra’ e ascolti le richieste degli imprenditori e dei sindacati a sostegno dell’economia e dell’occupazione” aggiunge Giuseppe Lupo, deputato regionale e componente della segreteria nazionale del Pd. “La Sicilia, in piena crisi economica, – continua Lupo – ha pagato sino ad oggi il costo sociale della ‘resa dei conti’ dell’ex maggioranza”.