Spesa corrente. Pensioni dei regionali: contributi insufficienti.
Il paradosso. Il trattamento pensionistico rispetto al 2007 in media è aumentato anche del 20 per cento mentre le entrate contributive sono diminuite del 5,5 per cento.
Previsioni. Ulteriori aumenti sono previsti a seguito dell’applicazione degli incrementi di stipendio deliberati nei rinnovi contrattuali intervenuti per i regionali, categorie dirigenziali e non.
PALERMO – Nel documento redatto dai magistrati delle sezioni riunite in sede di controllo per la Regione siciliana della Corte dei Conti, in merito al rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2008 della Regione siciliana, una cospicua parte dell’analisi è dedicata alla spesa previdenziale.
Durante lo scorso anno, così come nei precedenti, è stato registrato un aumento dei costi per il pagamento delle pensioni ai dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore della L.R. n. 21 del 1986. Tale categoria infatti, gode di un trattamento di quiescenza che assicura importi superiori a quelli di altri dipendenti pubblici con pari requisiti e carriera. Con la finanziaria regionale del 2004, sono state introdotte sostanziali modifiche, ma che nel breve periodo, non hanno ancora inciso significativamente.
A gravare sulle casse pubbliche sono soprattutto vitalizi, una tantum, assegni integrativi ed indennità di buonuscita. Dallo studio dei magistrati contabili inoltre emerge che gli esborsi nel 2006 hanno subito una lieve flessione rispetto al 2005, mentre nel 2007 hanno fatto registrare un incremento del 6,96% con una ulteriore variazione nel 2008 di altri 2,31 punti percentuali.
Ulteriori aumenti sono attesi per l’anno in corso, tenendo presente che si dovranno considerare gli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti collettivi regionali di lavoro per tutte le fasce, comprese quelle dirigenziali. Soltanto nell’ultimo anno, i titolari di pensioni sono 550 in più, con una maggiorazione del 26,39% dell’ammontare dei trattamenti erogati rispetto al 2001.
Situazione simile per le buonuscite che dal 2001 ad oggi pesano del 64% in più, nonostante i beneficiari siano il 18,94% in meno. Raffrontando il 2007 con il 2008 però, si nota una crescita sia del numero dei beneficiari (+5,20%), sia dell’importo medio (+0,90%), che della spesa complessiva annua (+6,15).
Come si legge nel documento della Corte dei Conti, inoltre “completano il quadro di riferimento l’andamento delle entrate contributive – diminuite di oltre il 5,5% rispetto all’esercizio finanziario precedente – ed il grado di copertura delle stesse assicurato al totale complessivo della spesa previdenziale (nel 2008 pari ad appena il 15,16% a fronte del 16,60% del 2007), dato quest’ultimo destinato, inevitabilmente, a contrarsi ulteriormente negli anni successivi, in relazione sia al previsto incremento della spesa pensionistica, e alla diminuzione dei lavoratori attivi, che, peraltro, evidenziano un’età media significativamente elevata”. Tutte queste circostanze hanno indotto i giudici contabili a ritenere che non possa essere ancora rinviata una riflessione sulla necessità di riformare il sistema per assicurare, nel breve e medio periodo, una limitazione della spesa previdenziale, stabilizzando, nel lungo periodo, una copertura della spesa medesima tramite un concreto ricorso alle entrate contributive. Si suggerisce poi al legislatore di intervenire affinché la stima pensionistica avvenga non calcolando la retribuzione ultima in godimento alla data di cancellazione dal ruolo, come avviene oggi, ma la media delle retribuzioni.