Fino al 2025 non sarà possibile incrementare i posti letto di Rianimazione oltre gli attuali circa 6.000, a meno di “non voler ridurre i requisiti minimi di qualità e sicurezza delle Unità di Rianimazione al di sotto degli standard finora in qualche modo garantiti”.
Lo afferma l’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) in un’analisi sui fabbisogni di Anestesisti Rianimatori alla luce del PNRR, inviata al ministro del Salute. Soltanto a partire dal 2026, e se da allora effettivamente si verificherà l’assunzione di almeno 600 nuovi specialisti ogni anno (al netto dei cessati), si sottolinea nell’analisi, “sarà possibile incrementare gradualmente (di circa altrettanti ogni anno) i posti letto di Rianimazione oltre i circa 6.000 oggi esistenti, per un totale di non oltre 7.500 raggiungibili non prima del 2028”. Numeri diversi, quindi, afferma l’Asaroi-Emac, “rispetto a quanto è invece previsto dal PNRR che ipotizza un numero complessivo di posti letto di Rianimazione di 8.600 nel 2026”.
E’ pertanto evidente, sottolinea l’organizzazione, che i due settori ARTID (Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore) e MEU (Medicina di Emergenza Urgenza) hanno bisogno di “urgenti soluzioni strutturali, e non di pannicelli caldi, dato che le carenze di medici nelle due discipline, particolarmente rilevanti rispetto a quasi tutte le altre, sono determinate dalla scarsa attrattività lavorativa che le rispettive Unità Operative Ospedaliere di sbocco lavorativo hanno sui medici abilitati a prestarvi servizio, fungendo tra l’altro da volano per il progressivo abbandono dell’Ospedalità Pubblica da parte di professionisti formati a spese dello Stato”. “Crediamo sia giunto il momento di affrontare una volta per tutte e in maniera organica e complessiva le criticità nei settori ” con interventi “normativi per rendere attrattive le due discipline”. (ANSA).