In Sicilia vi è un obiettivo stato di squilibrio con le condizioni generali del Paese. Una serie di dati fondamentali sono deficitari. Primo fra essi il tasso di infrastrutture. Poi la percentuale di imprese rispetto al tessuto economico, la quantità modesta di lavoratori autonomi rispetto a tutti coloro che cercano il posto fisso.
Sia ben chiaro, qui non è in discussione l’onore e la dignità dei dipendenti. Qualunque lavoro facciamo per altri o per noi stessi, se è svolto al meglio, se ad esso si dedicano tutte le proprie risorse e forze, non importa quale sia, il lavoro è onorevole. La questione è ben diversa. Riguarda la iattanza di tanta gente che mira al posto fisso nella pubblica amministrazione, così può fare quello che vuole; o nel settore privato, dove una certa carenza imprenditoriale non consente di sviluppare i talenti.
Dunque, un lessico errato quando si parla e si scrive di aiuti alle pmi siciliane. E, peggio ancora, quando si sente parlare di sostegno all’economia regionale mediante fiscalità di vantaggio. Non servono né fiscalità di vantaggio, né aiuti. Sono invece indispensabili fiscalità perequativa e sostegni alle pmi, anch’essi perequativi, in modo da metterle nelle condizioni di competere ad armi pari con quelle del Nord Italia.
Quando l’Unione europea bolla come aiuti di Stato interventi perequativi, in effetti condanna interventi di vantaggio, dal che si deduce che gli uffici regionali a Bruxelles, di concerto con la burocrazia del ministero competente, non spiegano adeguatamente a Commissione ed apparati comunitari la profonda differenza fra aiuti e sostegni e fra vantaggio e perequazione. Non si tratta di una questione formale, bensì sostanziale.
Nel merito, vogliamo sottolineare come sarebbe importante risolvere alcune questioni. La stabilizzazione dei rapporti di lavoro nelle pmi agevolando la trasformazione di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato per almeno 5 anni con un modesto onere a carico della Regione, quello previdenziale per un triennio. È facile sostenere a Bruxelles che l’altissimo tasso di disoccupazione induce a questo elemento perequativo.
Altra importante questione riguarda il pagamento dei crediti da parte degli enti pubblici (Regione ed Enti locali). Vi è già una norma nel decreto del ministero dell’Economia del 19 maggio, pubblicato sulla Gurs n. 157/09, ma la sua applicazione è improbabile. È auspicabile inserirne una più semplice nel ddl in questione.
Vi è poi una questione di trasparenza degli enti verso i cittadini e della sostanziale non osservanza di due leggi nazionali (L. n. 67/87; L. n. 150/00) e della direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri del 7/2/02. Tutte tre sono disattese perché manca la sanzione a carico del responsabile del procedimento. Basterebbe inserire che egli risponde personalmente. Ed ecco che magicamente le leggi sarebbero applicate.
Approvare in due giorni questo disegno di legge è possibile. Ci aspettiamo un segno di resipiscenza di quanti iniziano a pensare all’interesse dei siciliani piuttosto che al proprio.