Forum con Antonino Nascè, presidente Istituto sperimentale zootecnico per la Sicilia
Cosa è cambiato, in quest’ultimo anno, all’ Istituto Zootecnico per la Sicilia?
“Le nostre iniziative cercano di andare avanti, anche se ci sono delle criticità, per quanto riguarda il bilancio 2008. Erano stati assegnati all’istituto 3.600 milioni di euro, ma quest’anno c’è stata una riduzione con l’assegnazione di 3.100 milioni di euro, che ha comportato un taglio nelle nostre attività, soprattutto in quella sperimentale sulle razze che l’istituto svolge in collaborazione con l’Università di Palermo, Catania e Messina. Vengono a mancarci 500 milioni di euro che potevano essere impiegati per la nostra attività sperimentali. Il bestiame per essere mantenuto ha un costo elevato, le attrezzature agricole vogliono manutenzione, mentre prima erano in leasing. Adesso, per recuperare risorse – considerati i tagli al bilancio – abbiamo deciso di affidare a terzi l’attività delle macchine agricole. Stiamo avviando una politica di tagli. Anche per quanto riguarda la vigilanza, avevamo investito nel settore circa 10 milioni di euro tra servizi e telecamere, adesso la vigilanza partirà la sera alle dieci fino alle sei del mattino, mentre durante il giorno saranno i nostri dipendenti a vigilare l’istituto. Insomma dobbiamo cercare di rientrare nelle spese per portare avanti le nostre molteplici attività”.
Che tipo di attività sperimentale svolge l’istituto, quali iniziative per l’anno corrente?
“Sta andando avanti l’attività di transfer sui cavalli, un esempio è il cavallo indigeno siciliano, che nasce da un incrocio tra il cavallo Sanfratellano e il cavallo Grigio, inoltre teniamo nel nostro istituto dei cavalli arabi donati alla regione dal sultano dell’Oman per un alto valore. Prosegue il progetto della filiera del latte d’asina, saremo i primi a vendere il latte alle ditte; abbiamo presentato un progetto al Ministero per la preindustrializzazione del prodotto. In Sicilia ci sono circa 1.800 capi d’asino, noi stiamo cercando di avviare il primo centro di raccolta di latte d’asina. Considerata la crescente richiesta di latte, stiamo collaborando con l’ospedale pediatrico dei bambini di Palermo, con l’obiettivo dell’imbottigliamento del prodotto e della sua vendita”.
Quali sono le attività che per adesso sono state bloccate, visti i tagli al bilancio?
“La mission di consulenza per gli allevatori ed agricoltori, che potevano essere indirizzati da noi in alcune attività, è stata bloccata, speriamo nell’arrivo dei fondi Fas per recuperare le nostre attività momentaneamente sospese. La nostra pianta organica prevede 200 unità, ma il personale arriva ad 80 dipendenti. Abbiamo bisogno anche di un centro di biologia molecolare per le nostre attività di ricerca e di profili professionali qualificati nel settore, come veterinari , con cui abbiamo un rapporto di consulenza esterna. Abbiamo sacrificato la ricerca, perché le risorse non bastano. La nostra attività mira alla conservazione della specie, per migliorare e salvaguardare le razze, per questo l’istituto necessita di un laboratorio di biologia molecolare, per migliorare la specie e i prodotti, la loro qualità e il conseguente lavoro di filiera. Ricordiamo la produzione di un salame particolare che nasce dalle carni del maiale nero e dell’asino. Stiamo puntando anche alla creazione di un caseificio , nei pressi di Giardinello, per avviare le nostre attività di sperimentazione, ma anche di formazione e dare occupazione ai giovani, svolgendo un attività dirichiesta anche a livello internazionale per quanto riguarda i paesi del Mediterraneo. Attività avviata grazie alla collaborazione della Camera di Commercio, la Provincia e i Fondi Europei”.
Quali sono le attività di gestione dell’Istituto?
“Sono svariate le attività di gestione che riguardano i servizi svolti dai nostri dipendenti: coordinare il personale, i turni di lavoro, mantenere i servizi di sicurezza sul lavoro e sicurezza del bestiame. Ci sono spese relative all’acquisto dei materiali e beni per svolgere le attività lavorative, spese di manutenzione, ma la voce in capitolo più alta per quanto riguarda i costi è il mantenimento del bestiame. Bisogna curare l’impianto antincendio, la sicurezza degli immobili, degli impianti elettrici di mungitura”.
Ci sono dei progetti all’interno dell’Istituto che dovete ancora realizzare?
“Sì, certamente siamo pronti per l’installazione di ben due impianti fotovoltaici, vorremo realizzare anche un asilo nido all’interno della nostra oasi naturale ed un centro espositivo di produzione agroalimentare e zootecnico. Abbiamo inoltre in previsione il progetto di recupero della stalla storica, della porcilaia, della voliera e quello di risistemare l’illuminazione artistica di villa Luparello”.
Quali sono le razze particolari dei settori?
“Sicuramente la capra Girgentana, le razze bovina Modicana e Cinesara, l’asino Grigio, ma anche i loro prodotti sono particolari, basti pensare al salame del suino nero dei Nebrodi e alla filiera del latte d’Asina e la lepre italica, oggetto dei nostri studi”.