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L’ammutinamento assessorile

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venerdì 14 Gennaio 2022

Non siamo arrivati al colpo di mano del Bounty, ma ieri a Palazzo d’Orleans c’è stata una revanche in salsa democristiana degli assessori di Musumeci

Non siamo arrivati al colpo di mano del Bounty, ma ieri a Palazzo d’Orleans c’è stata una revanche in salsa democristiana degli assessori di Musumeci. Intanto lo sconcerto, in alcuni casi sconforto da perdita di ruolo ed autoblù, per una comunicazione arrivata a loro come alle ingenti masse popolari che hanno seguito la diretta FB.

E chi siamo noi? Figli di un Dio minore che veniamo a sapere le cose dagli amici che ci mandano su WhatsApp il licenziamento come nel famoso programma di Donald Trump?

Quattro anni di onorato servizio, senza mai alzare la voce, senza mai contraddire il ColonNello, senza se e senza ma sulle sue politiche, dovendo litigare con deputati e partiti di origine, che ormai li danno per accoliti di Musumeci, e così ci ricambi?

Non è stata una rivolta ma un lamento da prefiche di sventura. Solo noi ti vogliamo bene o pensi che Lombardo, Miccichè o Minardo tifino per te? E tu ci azzeri? E poi a noi, dopo che ci siamo stretti a corte fino alla morte, chi ci ridà la poltrona di assessore. Ti metteranno dei guastatori caro Presidente non ti fidare.

Il mestiere di assessore era un gran mestiere in Sicilia, contava più di un sottosegretario di Stato prima della legge che ha separato la gestione, affidata forse peggiorando alla burocrazia, e l’indirizzo politico. Ma soprattutto prima della riforma con l’elezione diretta del Presidente. Di fatto diventano solo dei delegati del Presidente, se non hanno una autonomia politica, ma in quel caso possono, e parlo con senso delle cose, rimetterci ruolo e funzione.

Per cui ogni rimpasto destabilizza  l’assessore più arrogante e sicuro di sé, figuriamoci i tremebondi per carattere. Allontanare l’amaro calice è, con sfumature diverse, l’unica arma per non scomparire da inviti a cena di amici compiacenti, lecchinaggi serventi, ammiccamenti pulcherrimi, tagli di nastri e interviste narcisistiche.

Che mondo triste senza il titolo di Assessore. Certo ti rimane l’inciuria, ma viene usata solo per titolo pensionistico o per sfottò bonario nel migliore dei casi. Di fatto passi dalle stelle del firmamento politico, alle stalle, nemmeno di Ambelia

Calma Presidente, ragioniamo, ti stai mettendo con il cerino in mano, soprattutto senza di noi, che ti difendiamo da quei cattivoni capi partito e dai feroci pirati del Parlamento regionale. Ascoltaci fai il morto, galleggia, troviamo una scusa, c’è sempre una tregenda utile in Sicilia, non ascoltare Ruggero che ti suggerisce di dimetterti e difendere l’onore della destra. Diventa democristiano e predi esempio da campioni dell’immanenza come Rumor, Bisaglia, il coniglio mannaro Forlani. Fai almeno come Casini, inventati un tampone e stai in silenzio offeso a casa.

Domani è un altro giorno. Da Assessore.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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