Sta iniziando a dare i propri frutti l’azione di recupero dei tributi non pagati avviata dalla commissione prefettizia di Partinico. Resta ancora alto, però, il numero di chi continua a fare il furbo
PARTINICO (PA) – Il Comune prova a chiudere la brutta pagina dell’evasione tributaria, quella che ha condannato l’Ente a dover dichiarare il dissesto finanziario nel 2018, che soltanto dopo oltre due anni di commissariamento si è chiuso con il risanamento del bilancio dello scorso anno.
Che ci fosse qualcosa di inceppato appare evidente e lo dicono adesso i numeri. Negli anni collegati ai tributi incassati e accertati tra gli anni 2017 e 2018 si è riusciti a recuperare 9,1 milioni di euro, con una media di incasso di circa l’80 per cento. In questi giorni gli uffici, sotto il coordinamento delle tre commissarie prefettizie Isabella Giusto, Concetta Caruso e Maria Baratta, hanno completato il lavoro per il recupero dei tributi collegati al 2017 e gli incassi sono letteralmente lievitati: l’Imu, l’imposta comunale sul possesso degli immobili, ha raggiunto il picco di un incasso al 92 per cento, permettendo di far entrare qualcosa come 6 milioni di euro sui 6,5 di previsione. La Cosap, il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, ha sfiorato l’incasso massimo: si è arrivati a 192 mila euro di introiti nell’anno 2018, con un ammanco di appena 4 mila euro, pari al 98 per cento di copertura. Anche sul fronte della Tari, la tassa sui rifiuti, si sono fatti passi da gigante anche se su questo versante la strada appare ancora in salita: il 2017 si è chiuso con il 52 per cento di incassi, quasi 3 milioni sui 5,6 da introitare in previsione.
Anche se ancora quasi un cittadino su due non paga è stato fatto un notevole balzo in avanti se si considera che nel periodo pre-commissariale, quindi quando il Palazzo di città era presidiato dalla politica fin troppo permissiva con gli evasori a Partinico, questa quota di incasso non arrivava neanche al 35 per cento. In un anno e mezzo dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose si è dunque arrivati a recuperare quasi 20 punti percentuali di incassi, che tradotto in soldoni vuol dire oltre un milione di euro. Lavoro di recupero che prosegue anche per gli anni successivi, su cui si sta procedendo ad emettere i nuovi avvisi anche in funzione di evitare di incappare nella prescrizione quinquennale.
“Certamente – ha evidenziato la commissaria Isabella Giusto – lo sblocco dell’edilizia grazie al bonus 110 e ad altre agevolazioni è stata una spinta per il recupero dell’evasione tributaria. Il via libera alle pratiche da parte del Comune è stato vagliato e subordinato alla regolarità tributaria del richiedente a cui altrimenti non veniva rilasciata alcuna autorizzazione ai lavori”.
Stessa cosa anche per le utenze non domestiche, con una stretta su negozi e imprese, la cui Scia, la certificazione di inizio attività, è stata subordinata alla regolarità del pagamento dei tributi. Utenze quindi “costrette” a dover pagare quanto dovuto altrimenti rischiavano di dover cessare l’attività.
“Il lavoro di recupero – hanno precisato le tre commissarie prefettizie – delle fasce di evasione e di elusione del periodo ante 2016, effettuato insieme all’Organo straordinario di liquidazione, ha prodotto un rilevante effetto anche sugli anni successivi, innalzando la media di riscossione dell’Imu da percentuali attestatesi intorno al 70 per cento sino al 92 nel 2017, primo anno di ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato”.
“Medesimi risultati – hanno concluso – si riscontrano relativamente alle riscossione Tari, nota dolente dei tributi locali, che ha visto innalzare le percentuali dal 35 al 52 per cento nei ruoli 2017”.