Il sindaco di Trapani accusa i creatori della serie tv Makari di aver dipinto Trapani solo come culla della mafia, dimenticando gli episodi di «resistenza» civile
Il sindaco di Trapani accusa i creatori della serie tv Makari di aver dipinto Trapani solo come culla della mafia, dimenticando gli episodi di «resistenza» civile.
«Non possiamo certamente negare i fatti storici e sociali, come quelli di cronaca giudiziaria, ma fotografare l’immagine di una città intera con la parola mafia, pur non citando mai direttamente Trapani, è comunque una ricostruzione errata ed inappropriata oltre che parziale ed assolutamente ingenerosa», afferma Giacomo Tranchida.
L’attacco
«Nel nostro territorio, non nascondiamoci dietro a un dito – dice – non dobbiamo solo registrare fatti di mafia e relative collusioni imprenditoriali, politiche e financo istituzionali, ma la nostra terra altresì è bagnata dal sangue di tante vittime di mafia che hanno opposto resistenza al fenomeno criminale politico-mafioso, come da tante sentinelle di legalità ed impegno civile, tanto istituzionali quanto sociali. Senza andare lontano e rimanere nel trapanese penso ai giudici Giacomelli e Montalto, a Rostagno, come a tantissime donne e uomini siciliani e non che hanno perso la vita per rendere libera questa terra dalle mafie» e «penso all’impegno sociale di tanti giovani, emblematico l’esemplare testimonianza di Margherita Asta (figlia di Barbara e sorella di Giuseppe e Salvatore Asta vittime dell’attentato mafioso al giudice Palermo) nell’Associazione Libera oltre all’azione formativa del mondo della scuola nel tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e per non dimenticare».
La resistenza
«Sottovalutare il valore della resistenza civile avverso il fenomeno mafioso e le sue degenerazioni – conclude Tranchida – non rende omaggio alla storia e verità di cui siamo orgogliosi e che dobbiamo tutti imparare a raccontare. Mi piacerebbe che, in futuro, il regista di Màkari di questo potesse raccontare sul grande schermo: di questa terra baciata dal sole, bagnata dal sangue della resistenza ed accarezzata dal vento del riscatto»