Lo "zio", con i suoi collaboratori, ne aveva per tutte le tasche. Gli assuntori potevano anche offrire oro in permuta. Le indagini
I poliziotti della questura di Messina hanno eseguito, nella mattinata odierna, tre misure cautelari in carcere emesse dal gip presso il tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
I provvedimenti cautelari, eseguiti dal personale delle Volanti e della Squadra Mobile della Questura, riguardano tre individui, due uomini e una donna, dediti allo smercio di sostanza stupefacente all’interno dell’Isolato 13 sul viale Giostra.
Le indagini
Le evidenze emerse dal lavoro di prevenzione e controllo del territorio svolto h24 dagli agenti delle volanti della Polizia di Stato, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Messina, hanno permesso di delineare i contorni e svelare i dettagli di una fiorente e consolidata attività di spaccio di sostanze stupefacenti considerate pesanti, cocaina e crack, che i tre soggetti erano riusciti a mettere in piedi.
Due abitazioni, infatti, poste a breve distanza l’una dall’altra ed entrambe protette da efficienti sistemi di video-sorveglianza, erano in grado di esaudire le richieste dei numerosi assuntori che, soprattutto in orari serali e notturni, si presentavano all’Isolato 13 per acquistare stupefacente.
Le contestazioni mosse ai tre arrestati si sostanziano in ripetute cessioni di cocaina e crack per tutte le tasche, visto che le richieste dei consumatori andavano dalla cocaina da sniffare a quella da fumare, per importi che oscillavano tra i 10 e i 50 euro.
Isolato 13, “Un’area a rischio”
I servizi di controllo del territorio eseguiti dai poliziotti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico in un’area considerata “a rischio”, negli ultimi mesi, hanno consentito di tratteggiare un protocollo oramai consolidato, accertando plurime cessioni di sostanze stupefacenti e segnalando altrettanti giovani assuntori al locale Ufficio Territoriale del Governo.
In auto oppure a piedi, alcuni consumatori preferivano acquistare in un’abitazione sita al piano terra in cui, tramite la finestra della camera da letto, in due o tre minuti, la coppia di arrestati prima riceveva il denaro per poi cedere la sostanza.
Gli assuntori, se necessario, per saldare l’acquisto delle dosi potevano anche offrire oro in permuta.
Altri, invece, decidevano di recarsi in un secondo stabile, nel quale ad operare era il terzo soggetto arrestato, che era riuscito ad edificare un vero e proprio fortino, sbarrando l’accesso alle visite indesiderate delle Forze dell’Ordine tramite grate ed una solida cancellata poste all’interno delle scale condominiali.
Le code per “lo zio”
Qui l’uomo, che da taluni si faceva chiamare “lo zio”, attraverso le sbarre del cancello che non osava aprire per alcun motivo, riceveva le ordinazioni dei clienti e poi, in pigiama e ciabatte, dopo essere rientrato in casa a confezionare lo stupefacente, soddisfaceva le loro richieste.
Talvolta era anche necessario attendere il proprio turno perché nelle scale, lontani da occhi indiscreti, erano già presenti altri assuntori in coda dietro il cancello in ferro.
Le risultanze della quotidiana attività di controllo del territorio, sotto il coordinamento e su richiesta della Procura della Repubblica, sono sfociate nelle tre ordinanze cautelari in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Messina a carico di tre individui pregiudicati ed eseguite in data odierna dai Poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile della Questura di Messina, con la collaborazione delle pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale, dell’unità cinofila della Questura di Catania e del Reparto Volo di Reggio Calabria.
Nel corso dell’esecuzione, grazie all’intervento di personale dei Vigili del Fuoco, gli agenti hanno inoltre rimosso il cancello e le grate in ferro che impedivano il passaggio alle Forze dell’Ordine e, successivamente, posto sotto sequestro gli impianti di video-sorveglianza di cui le due abitazioni erano dotate.
Ultimate le incombenze di rito, i tre arrestati sono stati condotti in carcere.