Donne che lavorano insieme con i figli, cos'è Nildee di Moravia Paratore - QdS

Donne che lavorano insieme con i figli, cos’è Nildee di Moravia Paratore

Donne che lavorano insieme con i figli, cos’è Nildee di Moravia Paratore

martedì 08 Marzo 2022

Un luogo per lavorare in compagnia di altre mamme e dove i bambini possono dedicarsi ad attività formative? Esiste, è Nildee.

“A tutte le bambine che stanno guardando, non dubitate mai di essere preziose e potenti e di meritare ogni possibilità e opportunità nel mondo per perseguire e realizzare i vostri sogni”, così diceva Hillary Clinton. E Nildee, associazione nata da un’idea di Moravia Paratore, è il sunto di tutto questo. Un luogo dove ogni donna, a prescindere dalla propria condizione, può creare il proprio spazio.

Nildee, cos’è

Nildee è un’associazione che ha il proprio centro a Milazzo (Messina) “è un luogo, un sentimento. È arte che profuma di mamma. È un mondo a colori con voci di bambini. Donne, mamme che hanno bisogno di essere aiutate, aiutando. Nildee crea arte e la porta nella tua casa. Allo stesso modo, ti accoglie”.

È nata da un’intuizione di Moravia Paratore, una donna, una mamma, un’artista e un’ex store manager che per anni ha vissuto a Roma, respirando la gioia che anche la realizzazione professionale può dare.
Si propone di fornire un servizio “nuovo”: l’opportunità di imparare un mestiere o di svolgerlo, in compagnia di altre donne e dei propri figli che nel frattempo possono dedicarsi ad attività pedagogiche.

Nildee è anche un progetto aperto. Aperto a tutti/e coloro che volessero fare rete, facendo del network il fulcro della loro attività lavorativa. A spiegarlo è proprio Moravia Paratore, che abbiamo intervistato.

Com’è nata Nildee?

“Io sono originaria di Mirabella Imbaccari, ma poi mi sono trasferita a Roma dove facevo la store manager. Nel tempo libero coltivavo la mia passione per il tombolo e realizzavo dei piccoli gioielli che sono stati notati a Campo dei Fiori, tanto da essere stata poco dopo assunta in un negozio di prodotti sartoriali – racconta Moravia Paratore -. Poi sono ritornata in Sicilia per un altro progetto, ho conosciuto mio marito e dalla nostra unione è nata mia figlia Nildee. Quando è subentrato anche il Covid mi sono ritrovata in serie difficoltà. Desideravo essere una brava madre, ma pure la professionista che ero sempre stata. Così ho cominciato a pensare a un’opportunità vincente per me e per coloro che vivessero la mia stessa condizione”.

Dalla nuova arrivata al centro di Nildee, com’è cambiata la sua vita?

“Il cambiamento è stato radicale. Ho capito che la convergenza di creatività è in grado di superare qualsiasi ostacolo. Non è vero che le mamme non possono lavorare, che non possano farlo in compagnia dei figli, né che sia necessario svolgere mansioni in orari fissi per avere dei risultati.

Non è vero nemmeno che esistono donne incapaci o incompetenti, ma soltanto donne che subiscono la violenza di una società che non riconosce loro gli stessi diritti degli uomini. E il problema non è certamente il loro”.

Quali sono le attività proposte dal centro?

“Nel centro di Nildee tutte le donne possono imparare a usare il tombolo, realizzare con questa tecnica ciò che desiderano e rivenderlo. Oppure realizzare e vendere altri prodotti o servizi, non c’è nessun tipo di limite. I bambini non sono soltanto ‘accettati’, sono assolutamente graditi! Nei nostri spazi anche loro hanno le loro attività, i loro corsi da fare, favorendo la loro socializzazione e le abilità manuali. E favorendo la cultura del riciclo, visto che la maggior parte dei materiali utilizzati vengono dagli scarti.

Se le imprese italiane, e ancor di più siciliane, sono culturalmente vecchie e deboli, è necessario che si cambi rotta. Non è proficuo non solo per le donne, ma nemmeno per la crescita di un Paese, puntare soltanto sulla maternità e non sulla genitorialità, riducendo così le possibilità di progresso”.

Cosa intende lei per genitorialità?

“La genitorialità è qualcosa che subentra ogni qualvolta nasca una nuova vita. Appartiene a entrambi i genitori, non soltanto alle donne. E appartiene trasversalmente anche allo Stato, che deve assumersi la responsabilità della continua propaganda per favorire le nuove nascite, visto che siamo un Paese di vecchi.

Incentivare le nascite significa soprattutto occuparsi e preoccuparsi che tutto il loro ambiente funzioni. E ritengo che sotto questo punto di vista si siano soltanto fatti passi indietro rispetto al passato. La genitorialità deve farsi carico di dare il meglio possibile ai nuovi nati, a 360 gradi”.

Crede che in tempi passati l’inclusione femminile fosse maggiore?

“Ci raccontano, per tenerci buone, che le donne ‘una volta’ non lavoravano. Che non avevano baby-sitter, né asili nido. Tralasciando l’ovvia importanza dell’indipendenza economica per il benessere personale e familiare soprattutto, mi sono messa a guardare le foto delle precedenti generazioni. Ho potuto notare come le donne fossero in realtà molto più agevolate nell’occupazione. Ogni giorno si riunivano con le altre parenti e con le vicine di casa, lavoravano talvolta insieme, cucendo, producendo conserve o svolgendo altri lavori. Nel frattempo i bambini socializzavano tra loro, andavano fuori a giocare, non erano mai da soli. E c’era sempre qualcuno quando c’era un momento di bisogno.

Oggi tutto questo non avviene: i bambini sono soli, chiusi nelle loro camere davanti agli schermi di tv e tablet; alle madri il compito di accudire loro, gli anziani, la casa. E se non hanno qualcuno che possa intrattenere i più piccoli, devono rinunciare alla loro indipendenza economica e sentirsi pure dire che fanno le ‘mantenute’. Se invece hanno questa fortuna, ricominciano a lavorare in casa dopo aver terminato fuori, impiegando quasi tutte le 24 ore a disposizione. Gli uomini? Anche i più ‘evoluti’ culturalmente, pensano di doversi occupare dei figli soltanto ‘quando possono’, ‘quando sono liberi dal lavoro’. Per non parlare delle mansioni domestiche. Le donne, invece, devono essere sempre disponibili, come fosse normale e dunque dovuto. Un sistema insano e perverso che mina persino la buona crescita dei figli”.

Come vede il prossimo futuro di Nildee?

“Nildee è una piccola rivoluzione che si arrende all’impossibilità di una rivoluzione esterna immediata. È il coraggio delle donne che non vedono più la maternità come un limite, ma come un’opportunità. Perché la maternità cambia la vita e il cervello stesso della donna. Anche quando ci sentiamo stanche, noi mamme riusciamo a trovare soluzioni e connessioni che altrimenti non avremmo trovato: per questo ci rialziamo più forti dopo ogni caduta.

Nel prossimo futuro Nildee trasferirà i propri spazi e si aprirà ulteriormente alle novità. Creando un laboratorio interno di artigianato, ripartendo con nuovi corsi per bambini e tentando di implementare la propria rete. Magari chissà, riuscendo ad aprire nuovi centri in altre città siciliane e non. Ne approfitto per chiedere alle donne la loro manifestazione d’interesse, perché Nildee accoglie tutte le idee credendo che solo la convergenza di creatività possa fare la differenza. E le donne sono, per loro definizione, creative. Anche quando non ricordano di esserlo”.

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