“Amministratori di condominio, ora basta col fai da te” - QdS

“Amministratori di condominio, ora basta col fai da te”

“Amministratori di condominio, ora basta col fai da te”

venerdì 25 Febbraio 2022

La società Condes: “Questa attività va trasformata in una professione, servono competenze”. Cepi (Consiglio europeo delle professioni immobiliari): “Il 52,6% ha solo il diploma”

ROMA – Il giro di affari è importante ed è pari all’1% del nostro Pil. Un lavoro che oggi è spesso fatto in modo artigianale, ma che invece avrebbe bisogno di professionisti formati e preparati.
L’amministratore di condominio è un mestiere abbastanza datato ma che ancora oggi viene svolto come secondo lavoro o comunque per arrotondare: “Nessuno sceglie di fare l’amministratore di condominio per vocazione o passione”, spiega David Campomaggiore, amministratore delegato di Condes, società di amministrazione condominiale che lavora a livello nazionale.

“O sono amministratori di seconda generazione – fa notare – che seguono le orme del padre, oppure è gente che ha perso lavoro, non ne trova uno decente e sceglie di fare l’amministratore perché non richiede alte competenze per essere abilitati se non un corso di 72 ore che passano praticamente tutti. In più all’inizio non ci sono costi di struttura, basta un computer. La soglia di ingresso alla professione è insomma davvero bassa”.

Stando ai dati del Cepi, il Consiglio europeo delle professioni immobiliari, il 52.6% degli amministratori di condominio è solamente in possesso di un diploma di scuola superiore, geometra e ragioniere in particolare, il 17.9% possiede una laurea breve e appena il 2.5% è in possesso di una laurea magistrale.

Occorre fare di più – spiega ancora Campomaggiore – trasformando quest’attività in una professione rispettata al pari dell’avvocato o del commercialista. Ad oggi, sono circa 300mila le persone che si sono cimentate in questo mestiere, ma solo 21mila possiamo definirle a tempo pieno”.

I dati per resto parlano chiaro: sono 265mila le persone che gestiscono solo uno stabile, con ogni probabilità quello in cui abitano, 34mila quelle che gestiscono un numero tra i due e i sei condomìni e probabilmente si dedicano a questa professione part-time e appunto 21mila quelle che curano più di sei immobili: “Di questi – ribadisce Emanuele Bartoccetti, presidente Condes – il 21% gestisce più di 10 condomini, il 13% gestisce più di 20 condomìni (professione principale) e solo il 3% gestisce più di 50 condomini (studio strutturato). Appare evidente che è ancora lunga la strada da percorrere”.

Anche perché le possibilità ci sono: Condes, ad esempio, ha più richieste da parte dei clienti di quante ne riesca a soddisfare e per questo cerca nuovi amministratori da inserire in squadra: “Il complicato momento storico in Italia – spiega Campomaggiore – rende difficile un investimento nel corso di formazione base da parte dei tanti giovani che vorrebbero intraprendere questa professione ma non hanno la capacità economica di farlo. Per questo, Condes, alla ricerca di persone valide con cui collaborare, ha stipulato accordi alcune delle più importanti associazioni di amministratori d’Italia e abbiamo deciso di regalare due borse di studio l’anno a seguito di un colloquio di selezione. I migliori che si distingueranno durante la formazione, cominceranno direttamente a collaborare con noi, e avranno così la strada spianata verso una crescita professionale supportata dal nostro team”.
I nuovi manager condominiali avranno fin da subito infatti la possibilità di crescere come professionisti, affiancati da un team di esperti amministratori che li guideranno verso una corretta gestione dei condomini a loro affidati.

Con una soddisfazione anche economica: di media, un amministratore di condominio professionista può anche guadagnare 5000 euro al mese.

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