Censis-Assindacolf: “La spesa media mensile è di circa 1.200 €, accessibile solo per il 31,4%”. Un terzo dei nuclei familiari trova la spesa per l’assistenza eccessiva per le proprie tasche
ROMA – Per le badanti la spesa media mensile degli italiani si aggira intorno ai 1.200 euro, ma solo il 31,4% delle famiglie la giudica sostenibile. Un terzo dei nuclei familiari che trovano il costo eccessivo per le loro tasche si dice consapevole del fatto che in futuro i loro bisogni di assistenza tenderanno ad aumentare.
I nuclei familiari con almeno un membro minore di 14 anni spendono quasi 1.000 euro al mese se impiegano più di un lavoratore domestico. Si tratta di un costo considerato sostenibile dal 57,9% delle famiglie, per il 41,2% lo è solo parzialmente, per lo 0,9% è fuori dalla propria portata.
È quanto emerge del report “Colf, badanti e baby sitter: una spesa irrinunciabile, ma quanto sostenibile?”, il secondo elaborato nell’ambito del progetto ‘Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia’ realizzato dal Censis per Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico).
Il 79,5% delle famiglie associate a Assindatcolf impiega una collaboratrice domestica, ma una su cinque (il 20,8%) incontra difficoltà a sostenerne le spese. La rilevazione ha riguardato un campione di famiglie associate a Assindatcolf, in prevalenza coppie con figli (il 47,5% del totale), per il 50% con una età superiore ai 60 anni e per il 70% di sesso femminile.
È marcata l’incidenza, tra le persone più anziane, di chi vive da solo (il 57% degli over 75). Le colf sono prevalentemente di origine straniera (nell’83,1% dei casi) e assunte a ore (89,9%). Comportano una spesa media mensile intorno ai 650 euro per famiglia. Il ricorso all’aiuto domestico è motivato soprattutto (per il 43,3%) dall’impossibilità di occuparsi direttamente della cura della casa. La percentuale sale al 57,3% dei nuclei familiari in cui sono presenti persone non autosufficienti è al 67,0% tra gli over 75 anni. Il 67,1% dei contratti fatti ai collaboratori domestici contempla la convivenza con il datore di lavoro.
La domanda è guidata da coloro che hanno un familiare non convivente da assistere, ma sono impossibilitati a farlo in prima persona (38,2%). Una urgenza vissuta soprattutto dalle famiglie composte da persone di 51-60 anni: in questo caso la percentuale sale al 67,8%. Il 30,1% dei datori di lavoro di una badante vive da solo e ha bisogno di una figura in grado di pensare allo stesso tempo alla casa e alla cura della persona. Si tratta di una condizione comune al 74,3% degli over 75 presenti nel campione. L’aiuto domestico favorisce la conciliazione degli impegni professionali e di quelli fuori casa: vale per il 21,4% (e il dato sale al 38,9% tra gli under 50).
“Quando è la famiglia a modulare la richiesta di assistenza in base alla propria capacità economica, il costo risulta per la maggior parte sostenibile. Al contrario, quando si deve far fronte a una condizione di non autosufficienza, soprattutto quando questa si manifesta improvvisamente, viene meno la possibilità di organizzare il servizio in base alle disponibilità economiche, poiché la domanda di assistenza diventa direttamente proporzionale alle necessità”, commenta Andrea Zini, presidente di Assindatcolf.
“È a questo punto – spiega – che le famiglie entrano in affanno economicamente e il costo diventa insostenibile. Considerato che il lavoro domestico è diventato a tutti gli effetti un vero e proprio pilastro del welfare di questo Paese, riteniamo necessario e urgente un intervento da parte dello Stato affinché siano previste agevolazioni alla regolare assunzione che permettano alle famiglie di risparmiare sui costi”.
“Allo stesso tempo – avverte Zini – è importante che i bisogni di assistenza domestica entrino a pieno titolo nelle valutazioni per la formulazione dei progetti di assistenza individuale integrati (pai)”.