Crescono vertiginosamente i prezzi di materie prime ed energia. La situazione potrebbe ulteriormente peggiorare e si affaccia l'ipotesi di un secondo Recovery Fund.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina la principale preoccupazione degli italiani riguardava, inizialmente, un’escalation che potesse coinvolgere anche in Belpaese. Adesso però le preoccupazioni sono pure di natura economica.
Il blocco all’import dalla Russia e l’ipotesi di un secondo Recovery
“Siamo in un’economia di guerra”, ha detto il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani nel suo intervento al “Festival città impresa” di Vicenza.
Annunciando l’ipotesi di un secondo Recovery Plan: “Su un secondo Recovery la commissione sta discutendo perché si sta facendo avanti una questione europea – ha spiegato -. In questa economia di guerra alcuni Paesi saranno molto più colpiti da queste scelte energetiche di altri”.
Chiaro il riferimento al blocco delle importazioni dalla Russia. A cui potrebbe aggiungersi, in una settimana, anche l’embargo sul petrolio.
“Economia di guerra”: cosa significa?
Il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva previsto quanto accaduto già subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Ma cosa significa trovarsi in un’economia di guerra?
La “war economy” si traduce indubbiamente su un aumento del costo della vita per le famiglie italiane, soprattutto per il rincaro dei beni essenziali (spesa alimentare e bollette di gas ed energia elettrica).
Per far fronte a questi rincari, i governi intervengono erogando dei sostegni che si tramutano in tasse e debito pubblico che incrementano il tasso d’inflazione.
È da sottolineare il fatto che tutto questo sia accaduto dopo anni particolarmente difficili in cui la pandemia ha messo in ginocchio l’economia italiana.
I beni che hanno subìto un aumento dei prezzi vertiginoso sono il gas (il cui prezzo è quintuplicato rispetto al 2021), il petrolio e le materie prime (farina 00, caffè, olio di semi di girasole, pasta). A breve tornerà ad aumentare nuovamente il prezzo sulla benzina, scontato di 25 centesimi fino al mese di luglio.
I rincari colpiscono pure il settore produttivo. La contrazione della produzione potrebbe presto ridurre le disponibilità sugli scaffali di supermercati e negozi.