Regionali Sicilia, profezia di Cateno De Luca: "Meloni mollerà Musumeci"

Regionali Sicilia, la profezia di De Luca: “Meloni mollerà Musumeci”

Regionali Sicilia, la profezia di De Luca: “Meloni mollerà Musumeci”

Antonio Schembri  |
giovedì 16 Giugno 2022

Il "sindaco di Sicilia", dopo il successo del suo candidato a Messina, parla di Regionali, alleanze e possibili divorzi nel centrodestra.

Sarà Messina il nuovo laboratorio politico d’Italia? Le elezioni regionali in Sicilia, fissate al 6 novembre, saranno un banco di prova cruciale ma, a 4 giorni dal ‘volo’ elettorale, con oltre il 46% delle preferenze, di Federico Basile, investito da Cateno De Luca come suo successore, è già quasi certo che lo scenario politico delineatosi nella città dello Stretto non resterà confinato nella sua mappa. 

De Luca e lo strappo

Ancora una volta, dopo il successo comunale del 2018 del folkloristico leader di Sicilia Vera, lo strappo dal sistema dei partiti grazie al quale adesso il quarantaquattrenne commercialista, e ex direttore generale del Comune accede allo scranno più alto di Palazzo Zanca, comincia a aleggiare come un inquietante presagio sugli incerti equilibri di questo fine legislatura all’Assemblea Regionale e nella giunta guidata da Nello Musumeci.

Il successo di Basile ipoteca per le Regionali?

Un successo al primo turno, quello di Basile, sulla cui portata (20 punti di distacco sul candidato di centro destra Maurizio Croce e 23 su quello di centro sinistra Franco De Domenico) ha inciso anche l’appoggio di Nino Germanà, deputato nazionale della Lega-Prima l’Italia. Ulteriore segnale di rotta, questo, con il centrodestra, che arroventa lo spirito battagliero di De Luca per l’appuntamento elettorale del prossimo autunno: “L’era di Musumeci si è conclusa’. Concetto ribadito anche ieri sera a Palermo ai giornalisti sul prato del Castello a Mare, il ristorante di Natale Giunta nell’omonimo parco archeologico a fianco della Cala. L’incontro si è svolto a margine del cocktail per il ventinovesimo compleanno di Ismaele La Vardera, l’ex inviato de ‘Le Iene’ che ha così aperto la sua campagna elettorale per il Parlamento siciliano alla presenza oltre che dello stesso De Luca e del neo sindaco messinese, anche dell’europarlamentare Dino Giarrusso: anche lui per lungo tempo nella scuderia di cronisti d’assalto di Italia 1, poi eletto a Strasburgo con i 5 stelle e da 3 settimane uscito dal movimento fondato da Beppe Grillo (tra molte polemiche per non aver fatto seguire anche la scelta di dimettersi dal seggio europeo) per avvicinarsi infine a quello di Cateno De Luca. L’intento è ragionare su un progetto politico orientato anche alle elezioni politiche del 2023.

De Luca e la “Questione meridionale”

“Alla Regione come al Parlamento nazionale, la cornice delle alleanze dovrà essere coerente con la visione di un movimento come il nostro, che punta a occuparsi della questione meridionale con una chiave diversa”, ha detto il leader di Sicilia Vera. Aggettivo, quest’ultimo, che compone l’acronimo di ‘Verso una Economia Regionale Autonoma’ e il cui logo spicca sopra i colori accesi delle cravatte del sanguigno ex sindaco che non rinuncia proprio alla qualifica di sindaco. Di Sicilia, però. Lo conferma con il suo consueto lessico politico che evoca scene da spaghetti–western, alla Sergio Leone: “io vi faccio fuori tutti quanti, con un colpo solo. Così è stato nel 2018 e in queste ultime elezioni amministrative; e così sarà il prossimo novembre per le regionali”. Destinatari del messaggio figurato, non i giornalisti bensì l’attuale classe politica: non solo il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, ma tutti, nessuno escluso, gli esponenti nazionali di centro-destra e di centro-sinistra, che, come avvenuto nelle scorse settimane di campagna elettorale, “arrivano in Sicilia senza conoscerne davvero i problemi, si guardano bene dal parlar male l’uno dell’altro e se la prendono invece con Cateno De Luca: ma non vi sembra paradossale?” – polemizza il sindaco uscente.

De Luca e l’affondo contro Calenda

Il riferimento va in particolare a Carlo Calenda, fondatore di Azione: “anche lui sceso a Messina per insultarmi, venendo peraltro ricambiato”. Azione, insieme con +Europa, è stato il partito che alle amministrative di Palermo ha sostenuto la candidatura a sindaco di Fabrizio Ferrandelli: “il 15% da lui ottenuto è un ottimo risultato, Ferrandelli è giovane, intelligente e a differenza mia, non intercala volentieri parolacce. La possibilità di dialogare è aperta, ma bisognerà vedere quanto lo condizioneranno le dinamiche nazionali. Il suo vantaggio, intanto, è che alla Regione non sta al governo con Musumeci”.

De Luca e le alleanze

Per De Luca le alleanze con l’attuale governatore costituiscono un limite invalicabile: “non intendiamo schierarci con la sua Banda Bassotti, che ha ridotto la Sicilia in queste condizioni”.
Poi tocca a Matteo Salvini: “fino a quando la Lega sta in giunta con Musumeci, non abbiamo nulla da dirci. Anche perché il capo del Carroccio deve ancora chiedermi scusa”. L’attrito risale al 2017, quando, appena eletto deputato regionale (con l’Udc) Cateno De Luca finì agli arresti domiciliari: “in maniera farlocca Salvini dichiarò che io mi ero proposto alla Lega per portargli voti e che bene aveva fatto il suo partito a includere il mio nome tra quelli a cui dire no in campagna elettorale”.

Salvini e i contatti con De Luca

Ruggini a parte, è comunque un fatto che Salvini stia contattando spesso Cateno De Luca. Un’interlocuzione che, nella prospettiva delle elezioni regionali, potrebbe avviarsi molto presto: forse anche questa domenica, in occasione del festeggiamento dei 45 anni di Federico Basile. A Messina l’accordo di Sicilia Vera, ha permesso al partito del Carroccio di superare lo sbarramento del 5%. Limite sotto il quale è invece rimasto arenato il Movimento 5 Stelle. Stessa sorte per l’Udc, mentre ancora peggiore è stata la performance messinese della ‘nuova’ Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, fermatasi al 2% (nel consiglio comunale di Palermo è riuscita invece a piazzare 3 consiglieri). Sempre a Messina, inoltre, non ha certo brillato Fratelli d’Italia, intorno all’8,5%, mentre a Palermo il partito di Giorgia Meloni si attesta sul 10%. “Questo vuol dire – riprende l’ex sindaco – che la sua presidente dovrà riflettere molto. E secondo me arriverà a mollare Musumeci in tempi brevi”.

Messina: il quadro dopo il voto

Nella prima serata di ieri, sono state ufficializzate le verifiche dell’ufficio elettorale centrale sui verbali collegati ai voti dei candidati sindaco: grazie alla legge regionale che assegna la maggioranza assoluta dei seggi alle liste collegate al sindaco eletto nel caso abbiano riportato almeno il 40% dei voti, la maggioranza su cui potrà contare Federico Basile (la cui proclamazione è prevista per oggi), sarà di 19 consiglieri su 32.

De Luca e il nodo Miccichè

“Peccato – ha continuato De Luca – che Gianfranco Micciché si sia accorto di dover parlare con me solo una volta acquisito questo netto risultato; e così tardivamente, poi, cioè dopo 4 anni e mezzo. Mi arrabbio quando mi si imputa di spaccare il centro-destra e di volere influire sulla non candidatura di Musumeci alle prossime regionali. Niente affatto. Per me lo schema è chiaro: io mi candido come sindaco della Sicilia e spero che l’attuale governatore sia di nuovo il candidato del centro-destra, in modo da essere inchiodato alle sue responsabilità; così come spero che per il centro-sinistra a essere candidata alla guida della Sicilia sia Caterina Chinnici, portata da Raffaele Lombardo”. La figlia di Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione della procura di Palermo ucciso dalla mafia con l’auto-bomba di via Pipitone Federico nel 1983, ha ricoperto la carica di assessore regionale tra il 2009 e il 2012 nella giunta guidata dal politico catanese.

De Luca: nessun colore

Non ha e non vuole avere nessun colore politico il movimento di Cateno De Luca: “siamo trasversali e raccogliamo anime diverse su un progetto di rinnovamento radicale, finalizzato a formare una classe dirigente sganciata da retaggi e condizionamenti”.

Antonio Schembri

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